Federico Dimarco è uno dei migliori giocatori prodotti dal vivaio dell’Inter negli ultimi anni. Dopo diverse stagioni di gavetta, il terzino è rientrato nel club nerazzurro diventando un titolare inamovibile e un idolo dei tifosi, soprattutto dopo la conquista dello scudetto della seconda stella.
Nelle giovanili dell’Inter
Federico Dimarco è entrato nel settore giovanile dell’Inter da giovanissimo, fattore che lo ha legato particolarmente alla società fin da piccolo. I primi passi da terzino hanno portato gli osservatori a monitorare la crescita del ragazzo, in prospettiva di un potenziale inserimento nelle categorie superiori nel corso della crescita. Durante il periodo nelle giovanili, Dimarco ha avuto modo di sviluppare le sue abilità difensive e la tecnica di base, dimostrando anche un eccellente dote nei calci di punizione. (CONTINUA DOPO IL VIDEO)
Il difensore ha fatto il suo esordio in prima squadra il 1º dicembre 2014, durante una partita di Coppa Italia contro il Trapani. Tuttavia, nonostante le promesse, la competizione all’interno della squadra nerazzurra e la necessità di accumulare esperienza hanno spinto l’Inter a prestare il giovane terzino per permettergli di giocare con continuità.
I prestiti e la crescita
Dopo l’esordio con l’Inter, Dimarco ha iniziato un percorso di crescita che lo ha portato in diverse squadre italiane. Tra il 2016 e il 2019, è stato mandato in prestito a vari club per accumulare minuti e migliorare le sue prestazioni.
Prima all’Ascoli (2016), in Serie B, prima tappa significativa in un contesto professionistico, sebbene l’esperienza sia stata breve. Poi ad Empoli (2016-2017), dove ha avuto modo di confrontarsi con un livello di competizione più alto. Tuttavia, non ha trovato molto spazio, accumulando poche presenze. L’esperienza al Sion (2017-2018), in Svizzera, ha avuto lo scopo di rilanciare il ragazzo in un campionato con meno pressioni rispetto a quello italiano. Lì ha avuto maggiore continuità e ha potuto mettersi in mostra. (CONTINUA DOPO LA FOTO)
L’esperienza svizzera gli ha permesso di maturare e di migliorare nella gestione della fase difensiva e nel controllo del gioco, così come è avvenuto recentemente anche con Calafiori (Basilea), prima della definitiva esplosione nel Bologna di Thiago Motta.
Ma è al Parma (2018-2019) che Dimarco ha vissuto un’annata molto positiva. Durante questa stagione, il ragazzo è riuscito a dimostrare il proprio valore in Serie A, distinguendosi per la precisione nei cross e per alcuni gol spettacolari. Uno dei momenti più significativi della sua carriera al Parma è stato un gol dalla lunga distanza contro l’Inter stessa, una rete che ha evidenziato il suo talento e la sua capacità di tirare da fuori area.
Il rientro alla base
Dopo i vari prestiti, Dimarco è tornato all’Inter con maggiore esperienza e prontezza per confrontarsi con un contesto di alto livello. Nella stagione 2021-2022, sotto la guida di Simone Inzaghi, ha iniziato a giocare regolarmente con la maglia nerazzurra. Inzaghi ha apprezzato la sua versatilità, utilizzandolo sia come terzino sinistro in una difesa a quattro che come esterno a tutta fascia in un 3-5-2, modulo preferito dall’allenatore. Nella stagione 2022-2023, Dimarco ha continuato a guadagnare spazio, diventando sempre più un titolare e un idolo della Curva Nord. È stato determinante in diverse partite grazie alla sua capacità di spinta e alla precisione dei suoi cross, contribuendo a migliorare la fase offensiva dell’Inter. (CONTINUA DOPO IL VIDEO)
Le sue prestazioni hanno attirato l’attenzione dei tifosi, che lo hanno accolto come uno dei giocatori più rappresentativi della nuova generazione nerazzurra. Dimarco si è dimostrato fondamentale anche nelle competizioni europee, accumulando esperienza nelle sfide di alto livello e dimostrando di poter competere con i migliori. Il terzino è diventato un simbolo dello storico scudetto della stagione 2023/2024, quello della seconda stella nella storia dell’Inter. A dimostrazione della fiducia della società, a fine 2023 è arrivato il rinnovo del contratto fino al giugno del 2027, con aumento dell’ingaggio fino a 3 milioni di euro a stagione. Dimarco con la maglia nerazzurra ha collezionato più di 150 presenze in tutte le competizioni, con ben 15 reti e 26 assist.
Bandiera dell’Inter
Federico Dimarco è anche noto per la sua passione e per il legame con i colori nerazzurri, essendo cresciuto come tifoso dell’Inter. Questo aspetto lo rende particolarmente amato dai tifosi, che vedono in lui non solo un calciatore di talento, ma anche un rappresentante autentico del club. Dimarco ha instaurato ottimi rapporti con i compagni di squadra e ha trovato nella leadership di giocatori come Lautaro Martínez e Nicolo Barella un riferimento importante. (CONTINUA DOPO LA FOTO)
Essendo uno dei pochi giocatori cresciuti nelle giovanili dell’Inter, il terzino è molto utile anche per le convocazioni delle liste UEFA, dove è necessario inserire dei giocatori cresciuti nel vivaio. In prospettiva, in oltre, in caso di cessione porterebbe una lauta plusvalenza, dato che è un prodotto delle giovanili dell’Inter e nelle ultime stagioni ha aumentato enormemente il proprio valore di mercato.
La carriera nella Nazionale italiana
Le ottime prestazioni con l’Inter e le sue qualità di spinta offensiva hanno convinto il CT Roberto Mancini a convocare Dimarco in Nazionale maggiore. Dimarco ha fatto il suo debutto con l’Italia l’8 settembre 2021, in una partita di qualificazione ai Mondiali contro la Lituania, vinta 5-0. Anche sotto la gestione di Luciano Spalletti il giocatore dell’Inter è entrato in pianta stabile nel giro degli Azzurri, divenendo uno dei senatori dopo l’ondata di rinnovamento a seguito della disfatta italiana agli Europei in Germania del 2024. (CONTINUA DOPO LA FOTO)
Con la sua capacità di coprire l’intera fascia sinistra e il suo talento nel supportare l’attacco, Dimarco ha tutte le qualità per diventare un giocatore chiave per l’Italia nelle future competizioni internazionali, soprattutto alla luce della tattica offensiva di Spalletti, che valorizza il gioco dei terzini (vedi Di Lorenzo al Napoli nell’anno dello scudetto) e la costruzione del gioco dal basso.
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