
È l’estate 2014, i mondiali sono in corso e da una parte all’altra del mondo rimbalza la clip calcistica del momento: il giocatore colombiano James Rodríguez ha appena segnato un gol incredibile contro l’Uruguay; controllo di petto fuori dall’area, perno sul piede e colpo al volo che fende l’area e si insacca sotto la traversa. A fine manifestazione, verrà premiato come rete del torneo, mentre a fine anno sarà eletto gol del 2014.
Questo è il momento in cui James Rodríguez è in cima al mondo: un trequartista duttile, tecnico, con una visione sopraffina e la capacità di segnare e passare la palla ad altissimo livello. Come sappiamo, purtroppo, il resto della sua carriera non sarà all’altezza a reggere le aspettative, complice qualche infortunio di troppo e un ruolo di difficile collocazione tecnica in un calcio sempre più rapido ed esente dal trequartista. Andiamo allora a riscoprire la storia di James Rodríguez, che per un attimo ha accarezzato il sole.
Prima della fama
Alla vigilia del Mondiale 2014, James Rodríguez non è un nome troppo conosciuto: ha un buon curriculum, tra Mondiale U20 e una manciata di partite di Champions League, ma sono molti a non saper nemmeno pronunciare correttamente il suo nome. Quella in cui milita è una Colombia che ha destato grande curiosità nel percorso verso il Mondiale, grazie al grande talento dei diversi interpreti (ci sono nomi che poi faranno parlare molto di loro anche in Serie A come Yepes, Cuadrado e Muriel) e al leader maximo Radamel Falcao. A inizio 2014, però, Falcao si rompe, e l’allenatore Packerman deve ripensare la squadra; quella che parte per il Brasile è dunque una compagina sulla carta molto interessante, ma cui manca un nuovo punto di riferimento. Tra i papabili, in patria molti guardano a James Rodríguez, a cui si chiede di fare un passo avanti: nessuno ha idea di cosa sta per succedere.
James Rodríguez: sfiorare il sole
James Rodríguez diventa il giocatore più chiacchierato del mondiale, finendo su tutte le copertine grazie a una perfomance straordinaria. Florentino Perez non ha certo intenzione di lasciarselo sfuggire, e lo acquista nel pieno dell’estate 2014 per il suo Real Madrid al costo di 80 milioni: una cifra che lo rende il quarto giocatore più pagato di sempre al tempo. Le aspettative sono altissime e, durante il suo primo anno, James le soddisfa in pieno, mettendo a referto 17 gol e 17 assist in 47 partite tra tutte le competizioni. L’anno seguente, però, qualcosa scricchiola: si infortunia e inizia a giocare meno, finendo gradualmente ai margini del progetto prima sotto Benítez e poi sotto Zidane: schiacciato dalla sovrabbondanza di attaccanti, James viene ceduto in prestito al Bayern Monaco. Ritrova Ancelotti, allenatore sotto il quale aveva siglato la sua prima, eccellente annata madrilena: gioca molto bene ma non incanta, e alla fine del prestito biennale torna al Real Madrid per la stagione 2019-2020. Prenderà parte a solo 8 partite in campionato, venendo infine ceduto all’Everton.
È l’inizio della fine per James Rodriguez, perlomeno a livello di club: le successive esperienze, tra Qatar, Grecia e Brasile, regalano poche soddisfazioni personali, e il trequartista sembra avviarsi sul viale del tramonto di un calcio che non gli appartiene più.
L’ultimo fuoco d’artificio
Arriviamo così al 2024. È estate e c’è la Copa America, la grande competizione per nazionali del Sud America. Quasi nessuno sospetta che, come dieci anni prima, la Colombia sta per essere protagonista di un percorso straordinario e che avrà la sua guida proprio in James Rodríguez. Ma, visto che spesso il tempo ama essere ciclico, è esattamente quello che succede. Con la maglia cafetera, James ritrova lo smalto di un tempo, diventando cuore e cervello di una squadra come non succedeva da un decennio: è agile, pericoloso – un po’ invecchiato, certo – e per niente appesantito dagli anni e dalle esperienze negative. Ora il suo ruolo è quello che in Sud America viene chiamato enganche: pragmaticamente, è una sorta di ibrido tra il registra e il trequartista il cui compito primario è quello di collegare tutti gli altri dieci giocatori in campo. E lui lo esegue con una freschezza formidabile. La Colombia arriverà fino alla finale, dove dovrà arrendersi all’Argentina campione del mondo: il premio di miglior giocatore di tutto il torneo, in una chiusura del cerchio durata un decennio intero, andrà però a James Rodríguez.
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