
Matteo Berrettini è uno dei tennisti più amati del circuito, non solo per il suo talento e per i risultati raggiunti nel corso di una carriera che lo ha visto arrivare fino al numero 6 del mondo e alla finale di Wimbledon, ma anche per la sua correttezza e per il carattere gentile e disponibile. Ma il destino, a quanto pare, ha deciso di accanirsi su di lui.
Matteo Berrettini costretto a rinunciare al Roland Garros: l'infortunio agli obliqui lo ferma ancora https://t.co/bF8qwdGotc
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C’è una malinconia particolare nel vederlo costretto a rinunciare a ciò che ama di più: è già successo, ma ogni volta fa più male. Matteo Berrettini si era preparato, aveva stretto i denti, aveva sognato. Poi, qualcosa si è spezzato di nuovo. Un ritiro improvviso, le lacrime, e la sensazione che il viaggio verso un pieno recupero sia sempre più complicato.
Il problema fisico che lo ha costretto a ritirarsi durante il match con Casper Ruud agli Internazionali d’Italia non è rientrato. Il dolore agli obliqui, ormai diventato un compagno di viaggio indesiderato ma spesso presente, lo ha fermato ancora. E Matteo è stato costretto ad annunciare il suo ritiro dal Roland Garros.
Per il quarto anno di fila, il nostro campione sarà costretto a saltare lo Slam parigino. Uno dei suoi appuntamenti preferiti. L’ultima sua apparizione resta il quarto di finale perso contro Novak Djokovic nel 2021. Da allora, un’assenza dietro l’altra, sempre con la stessa frustrante colonna sonora: il fisico che non regge.
Berrettini: “Anche i dottori sono stanchi di vedermi”
Il suo sfogo a Roma dopo il ritiro è stato sincero e amaro. “Spero di essermi fermato in tempo. Anche i dottori sono stanchi di vedermi. Il dolore è vicino al punto che mi aveva fatto male in precedenza. Non so cosa c’è che non va in questa parte del mio corpo“.
Parole che raccontano stanchezza, frustrazione, ma anche consapevolezza. Berrettini sa bene quanto sia fragile quell’area, quanto sia sottile il confine tra il pieno recupero e le ricadute. Ora il focus si sposta sulle prossime settimane. Non per accelerare un rientro, ma per capire finalmente cosa non va in quella zona maledetta del corpo. Con la sua salute come urgenza principale.
Serve tempo, serve pazienza, serve – forse più di tutto – fortuna. I tifosi e gli appassionati di tennis si sono stretti intorno a lui e continuano ad aspettarlo. Perché quando sta bene, Matteo Berrettini non è solo un grande tennista: è un simbolo, uno che ce l’ha fatta contro pronostico e che ha saputo rialzarsi dopo ogni caduta. Anche se questa, per ora, fa ancora troppo male.
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