
La Serie A, da sempre terra di grandi sfide e raffinata strategia, è storicamente considerata il campionato più tattico al mondo. Una fama costruita nel tempo grazie non solo al talento dei giocatori, ma soprattutto alla visione dei suoi allenatori. In questa tradizione così radicata, un ruolo fondamentale lo hanno avuto gli allenatori stranieri della Serie A, capaci di portare nuove idee, influenze internazionali e un approccio innovativo alla gestione del gioco. Fin dagli anni d’oro del dopoguerra, il campionato italiano ha visto sedere sulle proprie panchine alcuni dei migliori tecnici stranieri in Italia, protagonisti che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della Serie A. Dai precursori come Nils Liedholm, maestro di eleganza e possesso, fino al carisma ineguagliabile di José Mourinho, capace di vincere tutto con l’Inter. Passando per l’arte tattica di Sven-Göran Eriksson e la rivoluzione portata da Helenio Herrera, la Serie A è stata palcoscenico e laboratorio d’eccellenza. In questo articolo ripercorriamo i profili dei tecnici stranieri che hanno scritto pagine storiche del nostro calcio. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Helenio Herrera
Helenio Herrera, tecnico franco-argentino, fu uno dei più influenti allenatori della storia del calcio italiano. Allenò l’Inter dal 1960 al 1968, su indicazione del presidente Angelo Moratti, rimasto impressionato dalle prestazioni del suo Barcellona in Coppa delle Fiere. Con i nerazzurri vinse 3 Scudetti (1962-63, 1964-65, 1965-66), 2 Coppe dei Campioni (1963-64, 1964-65) e 2 Coppe Intercontinentali, firmando il primo “triplete” europeo con titoli nazionale, continentale e mondiale.
È ricordato per aver perfezionato il catenaccio, ma anche per un calcio dinamico, basato su ripartenze fulminee, che esaltava le qualità di giocatori come Facchetti, Mazzola, Suarez e Corso. Celebre per l’uso di motti motivazionali (“Taca la bala”) e per l’attenzione maniacale alla preparazione mentale e fisica, fu un innovatore totale. La sua Inter è tuttora una delle squadre italiane più vincenti di sempre. Un episodio emblematico resta il 9-1 subito contro la Juventus nella ripetizione di una gara contestata, dove schierò la Primavera in segno di protesta, lanciando il giovane Mazzola. Dopo l’eliminazione dell’Italia ai Mondiali del 1966 e l’introduzione del tetto agli stranieri, il ciclo si chiuse: nel 1968 Herrera lasciò l’Inter insieme a Moratti.

Nils Liedholm
Nils Liedholm, nato in Svezia nel 1922, è stato uno dei protagonisti più eleganti e influenti della Serie A, sia come giocatore sia come allenatore. Da allenatore, Liedholm guidò diverse squadre italiane tra cui Milan, Verona, Monza, Varese, Fiorentina e Roma, ottenendo importanti risultati come le promozioni in Serie A con Verona e Varese, due scudetti (Milan 1979, Roma 1983) e tre Coppe Italia con la Roma. Sotto la sua guida, i giallorossi raggiunsero la storica finale di Coppa dei Campioni 1984, persa ai rigori contro il Liverpool.
Innovatore tattico, fu tra i primi in Italia ad adottare sistematicamente la difesa a zona ispirandosi ai modelli olandese e brasiliano. Oltre al successo tecnico, Liedholm fu apprezzato per la sua signorilità e i modi eleganti, tanto da meritare un premio a lui intitolato che celebra correttezza e stile. Celebri le sue frasi, tra cui l’idea che la “partita perfetta dovrebbe finire 0-0” e che il possesso palla è la miglior difesa possibile. Un episodio simbolico della sua carriera fu la sua ultima esperienza da allenatore nel 1996-97, quando subentrò alla Roma in difficoltà, garantendo la salvezza e festeggiando le mille presenze in Serie A. Un gigante del calcio che la Svezia ha celebrato dedicandogli un francobollo e che rimane una leggenda indelebile del calcio italiano.

Vujadin Boskov
Vujadin Boskov, allenatore serbo nato nel 1931, è stato uno dei tecnici più iconici della Serie A tra gli anni ’80 e ’90. Il suo periodo più celebre in Italia va dal 1986 al 1992, durante il quale guidò l’Ascoli e, soprattutto, la Sampdoria (1986-1992), diventando una leggenda del club genovese. Con i blucerchiati costruì un ciclo irripetibile, vincendo uno Scudetto nel 1990-91 – l’unico nella storia della Sampdoria – due Coppe Italia (1988, 1989), una Supercoppa Italiana (1991) e una Coppa delle Coppe (1990), oltre a raggiungere la finale di Coppa dei Campioni nel 1992, poi persa a Wembley contro il Barcellona. Boskov è ricordato per un approccio tattico tradizionale ma efficace: fu l’ultimo tecnico a vincere lo Scudetto marcando a uomo, prima del definitivo passaggio al sistema a zona.
Ma il suo impatto andò oltre il campo: conquistò tifosi e colleghi con la sua ironia e saggezza, diventando celebre per frasi come “Rigore è quando arbitro fischia” e “Allenatori sono come gonne: un anno vanno di moda mini, l’anno dopo le metti nell’armadio”. Figura paterna e carismatica, soprannominato “Zio Vuja”, Boskov seppe valorizzare al massimo giocatori come Vialli e Mancini, i gemelli del gol, costruendo una squadra che resterà per sempre nella memoria collettiva. Un episodio simbolico della sua filosofia si lega proprio a quella cavalcata Scudetto: a chi gli chiedeva il segreto del successo, lui rispondeva con disarmante semplicità e ironia, come solo i grandi sanno fare.

Sven-Göran Eriksson
Sven-Göran Eriksson, tecnico svedese di raffinata intelligenza calcistica, ha avuto un ruolo di primo piano nella Serie A tra il 1984 e il 2001, lasciando un’impronta indelebile in tre piazze storiche: Roma, Fiorentina e Lazio. Alla Roma, dove fu direttore tecnico dal 1984 al 1987, sfiorò lo scudetto nel 1986 con una spettacolare rimonta sulla Juventus, vanificata però dalla clamorosa sconfitta interna contro il Lecce già retrocesso. Alla Fiorentina (1987–1989) visse un biennio dignitoso, chiuso tra le polemiche per il ridimensionamento voluto dalla proprietà.
Il vero capolavoro italiano, però, lo realizzò sulla sponda biancoceleste della capitale: dal 1997 al 2001 trasformò la Lazio in una potenza europea, conquistando uno scudetto (1999-2000), due Coppe Italia, due Supercoppe italiane, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa UEFA. Tatticamente moderno, prediligeva il 4-4-2 ordinato ma verticale, capace di valorizzare la tecnica e la corsa. Celebre la sua freddezza in panchina e la frase: “Non urlare, pensa”, simbolo del suo stile glaciale ma lucido. Memorabile la rimonta sul Milan nella finale di Coppa Italia 1998, con tre gol in undici minuti. Il suo ciclo laziale, concluso con il passaggio alla nazionale inglese, rimane uno dei più vincenti nella storia del club.

Zdeněk Zeman
Zdeněk Zeman, allenatore ceco naturalizzato italiano, è uno dei personaggi più iconici e discussi del calcio italiano. Attivo in Serie A tra il 1989 e il 2013, ha guidato numerose squadre tra cui Foggia, Lazio, Roma, Napoli, Lecce e Pescara. È celebre per il suo calcio offensivo, espresso al meglio nel “Foggia dei miracoli” (1991–1994), capace di entusiasmare l’Italia con un 4-3-3 spettacolare e votato all’attacco. Con la Lazio (1994–1997) conquistò due terzi posti consecutivi, segnando record di reti, mentre con il Pescara vinse la Serie B nel 2011-2012, lanciando talenti come Verratti, Immobile e Insigne.
Nonostante un palmarès povero di trofei, ha ricevuto la Panchina d’Argento e un posto speciale nel cuore degli appassionati. Famoso per la durissima preparazione atletica (i leggendari “gradoni”) e per frasi diventate simbolo come “Il risultato è casuale, la prestazione no”, Zeman ha incarnato una visione romantica e idealista del calcio. Un episodio emblematico fu quando preparò tatticamente la vittoria del Palermo sul Milan (1981) pur non potendo sedersi in panchina a causa di una squalifica: il suo impatto andava oltre i novanta minuti.

José Mourinho
José Mourinho, allenatore portoghese, ha lasciato un segno profondo nella storia recente della Serie A in due distinti periodi: dal 2008 al 2010 alla guida dell’Inter e dal 2021 al 2024 con la Roma. Il suo arrivo in Italia nel 2008, fortemente voluto da Massimo Moratti, ha segnato l’inizio di un ciclo vincente per i nerazzurri. Dopo aver conquistato subito la Supercoppa Italiana, Mourinho ha chiuso la sua prima stagione con la vittoria dello scudetto 2008-09. Ma è nel 2009-10 che entra nella leggenda: in tre settimane conquista campionato, Coppa Italia e Champions League, realizzando uno storico “triplete”, primo e unico nella storia del calcio italiano.
Tatticamente noto per la sua organizzazione difensiva e la meticolosa cura dei dettagli, è diventato anche un protagonista mediatico, celebre la sua frase sui “zero tituli” rivolta alle rivali: “A me non piace la prostituzione intellettuale… la Roma, il Milan, la Juve chiuderanno con zero titoli.” Dopo un lungo girovagare in Europa, è tornato in Serie A con la Roma nel 2021, regalando subito ai giallorossi la Conference League, primo trofeo UEFA del club. L’anno seguente li ha portati in finale di Europa League, persa ai rigori contro il Siviglia. Mourinho è stato il primo tecnico a raggiungere una finale in tutte e tre le competizioni UEFA attuali, oltre ad essere imbattuto in casa per 136 partite di fila in campionato tra Porto, Chelsea e Inter. È stato esonerato nel gennaio 2024, lasciando un’eredità fatta di trofei, frasi iconiche e una leadership inconfondibile.

Il loro impatto sul calcio italiano
Gli allenatori stranieri hanno avuto un impatto profondo e duraturo sul calcio italiano, contribuendo in modo decisivo all’evoluzione tattica, culturale e sportiva della Serie A. Figure il “Barone” Nils Liedholm, maestro di eleganza e intelligenza calcistica, hanno aperto la strada a una visione più moderna e internazionale del gioco. Sven-Göran Eriksson, con il suo approccio metodico e razionale, ha introdotto uno stile nordico di grande efficacia, culminato nello scudetto con la Lazio. Mentre Zdeněk Zeman ha lasciato un’impronta indelebile grazie alla sua filosofia offensiva e al gioco spettacolare, influenzando anche il modo in cui il calcio veniva percepito dai tifosi e dai media.
Allenatore | Squadra/e | Titoli vinti | Periodo |
---|---|---|---|
Helenio Herrera | Inter | 3 Scudetti, 2 Coppe dei Campioni | 1960–1968 |
José Mourinho | Inter | 2 Scudetti, 1 Champions League, 1 Coppa Italia | 2008–2010 |
Sven-Göran Eriksson | Lazio, Roma, Sampdoria | 1 Scudetto, 3 Coppe Italia | 1984–2001 |
Nils Liedholm | Milan, Roma, Verona | 1 Scudetto, 2 Coppe Italia | 1963–1989 |
Carlo Mazzone (guest 🇮🇹) | Bologna, Roma, Brescia | Iconico più che vincente | 1975–2003 |
Il contributo di questi tecnici si è visto non solo nei risultati, ma nella capacità di rompere schemi consolidati, promuovere nuovi modelli di allenamento e far emergere giovani talenti. L’Italia ha così potuto confrontarsi con approcci tattici diversi, dal pressing boemo, fino alla disciplina nordica. In questo mosaico di culture calcistiche, la Serie A è cresciuta diventando uno dei campionati più affascinanti e tecnicamente sofisticati al mondo.
🔍 Cosa hanno portato in Serie A?
- Herrera: il “catenaccio” moderno e la preparazione mentale
- Liedholm: possesso palla e movimenti senza palla
- Eriksson: equilibrio tra tecnica e fisicità
- Mourinho: comunicazione, motivazione e gestione dello spogliatoio
Allenatori stranieri oggi in Serie A
La stagione 2025/26 si apre con una presenza significativa di allenatori stranieri sulle panchine della Serie A. Attualmente, guidano club della massima serie nomi come Ivan Juric (Atalanta), tecnico croato dal temperamento forte e dallo stile aggressivo, e Igor Tudor, appena approdato alla Juventus con l’arduo compito di riportare i bianconeri al vertice. Sulla panchina dell’Inter siede Cristian Chivu, ex bandiera nerazzurra e ora chiamato a dare continuità al progetto tecnico dopo l’era Inzaghi. C’è attesa anche per Patrick Vieira al Genoa, che porta in dote la sua esperienza internazionale e una forte identità fisica e tattica.
Tra le scommesse più intriganti spicca Cesc Fàbregas al Como: l’ex campione spagnolo, dopo una prima stagione di rodaggio in Serie A, promette un calcio offensivo e ragionato, in linea con la sua visione da regista in campo. A Udine arriva Kosta Runjaic, tedesco di origini croate, profilo poco conosciuto in Italia ma esperto di costruzione a lungo termine. A Parma, infine, si punta su Javier Cuesta, altro nome emergente che potrebbe sorprendere per idee e coraggio. Tra curriculum prestigiosi e intuizioni tattiche, questi allenatori stranieri sono pronti a scrivere nuove pagine di storia in Serie A.
Il primo allenatore straniero a vincere lo scudetto fu William Garbutt, inglese, con il Genoa… nel 1923!
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