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NBA, stop alla regular season: tutti i verdetti

Trenta squadre. Quindici arene. Una sola notte per dire tutto. L’ultima domenica di regular season NBA è come l’ultimo giorno di scuola: qualcuno ha già la valigia pronta per i play-off, altri si affacciano ai temutissimi play-in e c’è anche chi – mestamente – spegne le luci e pensa a dove cenare la sera della Draft Lottery.

I Golden State Warriors, ad esempio, finiranno al piano di sotto. Hanno ceduto all’overtime contro i Clippers (124-119) nonostante l’ennesimo capolavoro di Steph Curry, che ha infilato 36 punti con la consueta naturalezza. Ma la verità è che, quest’anno, anche le magie del 30 non bastano. La difesa traballa, la second unit è un rebus, e ogni partita sembra un salto nel vuoto. Così si entra nei play-in dalla porta numero 7.

I verdetti: Est e Ovest, tutto apparecchiato

A Est il trono se lo prende Cleveland, che chiude davanti a tutte e si gode il panorama. Poi Boston (2), solida come un palazzo del centro; New York (3), mai così credibile dai tempi di Sprewell; Indiana (4), che gioca una pallacanestro d’altri tempi; Milwaukee (5), zoppicante ma pericolosa; e una sorprendente Detroit (6), che alla fine ha fatto il salto.

Ai play-in tocca invece ballare a Orlando (7) contro Atlanta (8) e a Chicago (9) contro Miami (10). Si salvi chi può, si giocano tutto in una notte.

A Ovest Oklahoma è inarrestabile

A Ovest il dominio è targato OKC, che chiude davanti a tutti, seguita da Houston (2) — risorta in primavera —, dai Lakers (3) versione maratona, dai Nuggets (4) con un Jokic mai domo, dai sempre spigolosi Clippers (5) e dalla coriacea Minnesota (6).

Nei play-in invece sarà battaglia vera tra gli Warriors (7) che sfideranno i Grizzlies (8), e fra i Kings (9) che invece sfideranno i Mavericks (10). E qui potrebbe succedere qualsiasi cosa, anche che un 10° seed arrivi a mettere paura ai piani alti.

NBA, le grandi escluse dal finale di stagione

Tra le escluse, spiccano due crolli fragorosi: Philadelphia e Phoenix. I Sixers hanno vissuto una stagione piena di squilibri, mentre i Suns hanno mancato totalmente il bersaglio e sono apparsi slegati e senza chimica. E no, non si può più parlare solo di sfortuna. Anche San Antonio, senza Wembanyama per lunghi tratti, ha perso la rotta ed è tornata ad essere una squadra da sottoscala.

Il sipario si alza il 16 aprile: il calendario è pronto, i riflettori accesi. I play-in promettono emozioni a raffica, lacrime, miracoli, cuori infranti e nuovi eroi. Perché in fondo, la NBA è una meravigliosa roulette – e adesso si inizia a giocare per davvero.

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