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NBA, Oklahoma City Thunders: un trionfo costruito sul dolore

Oklahoma City Thunder squadra regina dell’Nba per la prima volta nella sua storia. Non ci sono stelle nel cielo di Oklahoma, ma tuoni. La franchigia di Shai Gilgeous-Alexander ha battuto in gara 7 gli Indiana Pacers 103-91, conquistando un anello che, per motivi che hanno le loro radici in un passato doloroso, vale molto di più di un semplice trofeo sportivo.

Questa vittoria arriva trent’anni dopo il boato che, alle 9.02 del 19 aprile 1995, spazzò via la facciata del palazzo federale Alfred P. Murrah. Tim McVeigh, reduce della Guerra del Golfo e suprematista bianco, fece esplodere un camion imbottito con oltre due tonnellate di fertilizzante e liquido esplosivo. 168 morti, 19 erano bambini: fu l’attacco terroristico più grave in America prima dell’11 settembre.

Oggi, a un chilometro dall’arena dei Thunder, c’è il Field of Empty Chairs, 168 sedie vuote a ricordare ogni vita spezzata. E ogni giocatore di questa squadra ci passa almeno una volta, prima di scendere in campo.

A differenza dei super team, Oklahoma ha vinto senza LeBron James, Steph Curry o Jayson Tatum. La media età è di 25 anni: solo i Trail Blazers del 1977 fecero meglio. Nessuno showtime, ma palloni rubati (record di 10,6 a partita nei playoff) e grinta da vendere. Parola del coach Mark Daigneault, 40 anni, che ripete: “Bisogna saper giocare nel fango“.

Shai Gilgeous-Alexander, detto SGA, è stato MVP di regular season e Finals: 29 punti in gara 7, 377 totali nei playoff. Accanto a lui Jalen Williams e l’inarrestabile Alex Caruso, 31 anni, che in questi playoff ha passato più tempo a terra di chiunque altro: 27 secondi a partita.

La rinascita di Oklahoma passa da qui: dal general manager Sam Presti, che siede anche nel comitato del Memoriale, e da chi quei giorni li porta ancora sulla pelle. Come PJ Allen, sopravvissuto a 18 mesi, ustionato e operato d’urgenza per salvargli la vita. Oggi lavora dove allora partirono i soccorsi.

Oklahoma non vende magliette glamour, non riempie le prime pagine di gossip, ma mostra al mondo che dai crateri della storia possono sbocciare giovani campioni. E oggi fa sentire i tuoni dei suoi Thunder. “Abbiamo vissuto il peggio”, dice Presti, “ora cerchiamo il meglio“. Miracle team, per davvero.

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