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Massimo costretto a tornare a lavorare a 76 anni, poi la tragedia il primo giorno

Morto il primo giorno lavoro, lo strazio della famiglia

Il contratto era di un mese, firmato con una ditta di trasporti con sede all’Isola d’Elba, operativa su tutta la costa toscana. Un’occasione che Massimo aveva cercato, e ottenuto, con determinazione. Ora la magistratura ha disposto l’autopsia. La famiglia aspetta, straziata, di riaverlo indietro almeno per l’ultimo saluto.

Le parole del figlio, miste a dolore e orgoglio, restituiscono il ritratto di un uomo che ha fatto del lavoro la cifra della propria esistenza. “Mio padre è sempre stato presente per tutti noi, ha lavorato con impegno e si è sacrificato per garantire alla nostra famiglia una vita dignitosa”. Per Federico, Massimo era “un grande esempio di vita”, generoso, instancabile, sempre con le mani pronte a sollevare il peso quotidiano.

L’omaggio della comunità

A stringersi attorno alla famiglia Mirabelli, anche Luigi Marco Mibelli, titolare dell’azienda per cui il 76enne aveva appena iniziato. “Lo conoscevo da 40 anni. Mi aveva chiesto lui di poter lavorare, la pensione non gli bastava. Era in gamba, aveva ancora la patente del camion. Gli avevo detto di provare e poi decidere se se la sentiva”, ha dichiarato a Il Tirreno. E poi, la frase che racconta tutta l’amarezza di chi non si aspettava un finale simile: “Era felice, voleva ricominciare. Non doveva finire così. Mi è crollato il mondo addosso”.

Sono parole che svelano quanto fosse stimato Massimo, quanto la sua decisione fosse un atto di coraggio più che di disperazione, e quanto la sua perdita abbia lasciato un vuoto anche in chi lo aveva accompagnato professionalmente per decenni. La notizia ha colpito duramente anche le istituzioni. Il sindaco di Livorno, Luca Salvetti, ha espresso “sgomento e dolore per questo lutto che riguarda da vicino Federico Mirabelli e la sua famiglia. Una notizia che ci ha lasciato senza parole. L’intera giunta è scossa”.

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