
Un altro tassello degli anni ’10 dell’NBA se ne va: dopo Derrick Rose, ritiratosi circa un anno fa nella commozione generale, ora è il turno di John Wall. Due prime scelte al Draft, due point guard atletiche ed entusiasmanti, due carriere che non hanno mai raggiunto davvero l’apice. Anche se ha fatto molto meno clamore, soprattutto per via del fatto che ormai non compariva sui campi di basket da 3 anni, l’abbandono di John Wall ha lasciato molti fan – soprattutto millennial – un po’ immalinconiti, vuoi perché un altro eroe dello scorso decennio ha appeso le scarpe al chiodo o vuoi perché Wall per un certo periodo è stato davvero vicino ad essere la miglior point guard dell’NBA, perlomeno nella Eastern Conference.
Al suo meglio, John Wall è stato una delle guardie più complete apparse su un campo da basket negli anni ’10: atletismo, tiro dalla media e dalla lunga distanza, capacità di far girare il pallone, senso del rimbalzo ed eccellente lettura del campo. Non a caso è stato selezionato per 5 All-Star game consecutivi (2014-2018) ed è stato incluso sia nel secondo quintetto difensivo (2015) sia nel terzo quintetto All-NBA (2017), venendo considerato di fatto uno dei 15 migliori giocatori al mondo in quell’anno. Ma il suo apice è durato poco: gli infortuni, su tutti quello devastante al tendine d’Achille, e la salute mentale deteriorata dai lutti familiari e dalla pandemia del Covid-19 (con il punto più basso che, per sua stessa ammissione, lo ha portato a riflettere seriamente sul togliersi la vita) hanno lentamente ma inesorabilmente spento una persona e un giocatore molto più fragile di quanto si pensasse. Auspicando in una continuazione di vita e carriera in maggior serenità, riviviamo allora i 4 momenti che hanno definito la grandezza di John Wall. Ovviamente, tutti in maglia Washington Wizards.
Washington Wizards vs Philadelphia 76ers (2 novembre 2011)
Partiamo dal principio, ossia dalla prima partita di John Wall davanti al pubblico di casa, che negli anni a seguire lo avrebbe eletto a proprio eroe. È anche la sua seconda partita in assoluto, ma Wall non è uno che ha paura delle luminose luci dell’NBA: mette a referto una sontuosa prestazione di 28 punti e 9 assist, facendo capire che è fatto decisamente di un’altra pasta. Alla fine, sarà anche grazie a performance come queste che vincerà il premio di Rookie dell’Anno.
Washington Wizards vs Philadelphia 76ers (6 marzo 2016)
Purtroppo, molte delle grandi serate personali di John Wall si sono concluse con una sconfitta, il che dice molto anche sulla qualità dei roster in cui ha militato, non sempre all’altezza del suo straordinario talento. Ad ogni modo, la partita del 6 marzo 2016 contro Philadelphia è una delle poche, meritate eccezioni a questa regola. Ed è anche la partita in cui John Wall realizza una delle 8 triple doppie della sua carriera, l’unica in trasferta: 16 punti, 13 rimbalzi e 14 assist, con il 100% dalla linea dei tiri liberi.
Washington Wizards vs Orlando Magic (6 dicembre 2016)
Il 2016-2017 è stato l’anno migliore della carriera di John Wall, dove grazie alle sue medie di 23.1 punti, 10.7 assist e 4.2 rimbalzi ha trascinato Washington al quarto posto nella Eastern Conference. Ed è proprio in questa stagione che sigla il suo carreer high, 52 punti contro gli Orlando Magic: una prestazione sontuosa, condita da 5 triple e quasi il 45% di tiri realizzati. Anche se alla fine la partita verrà vinta da Orlando per 124-116, questa prestazione personale, un totale dispiegamento di tutte le abilità offensive di John Wall, rimane un gioiello da vedere e rivedere.
Washington Wizards vs Boston Celtics (2 maggio 2017)
La serie tra Washington Wizards e Boston Celtics ai playoff del 2017 porta con sé alcuni dei migliori momenti della carriera di John Wall, come il game-winner in Gara 6 per forzare la settima partita. La prestazione migliore, però rimane l’incredibile Gara 2, dove John Wall si carica tutta Washington sulle spalle e sigla una partita di 40 punti (praticamente un terzo dei 119 punti finali di tutta la squadra) e 13 assist. Come spesso è accaduto nella sua carriera, però, lo sforzo sovrumano non è sufficiente per garantire alla sua squadra la vittoria.
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