
Dal 6 marzo al 6 aprile la Ferrari ha compiuto un viaggio disorientante, più simile a una caduta che a una corsa. Milano-Suzuka non è solo una traiettoria geografica, ma il simbolo di un crollo emotivo e tecnico: dall’ottimismo orgiastico di Piazza Castello al silenzio impacciato dopo una serie di cocenti delusioni.
#F1 Cds: Tensione in #Ferrari, #Leclerc: "Basta vado per la mia strada" pic.twitter.com/abivipTvns
— lacasadelmotorsport (@lcdms2024) April 9, 2025
Una metamorfosi in appena un mese, con in mezzo due squalifiche, zero podi, tanti interrogativi e la sensazione che il fuoco rosso si sia già smorzato. E ora Charles Leclerc non ci sta più. E lo ha fatto capire senza giri di parole: “Da adesso decido io”. Una frase che risuona forte, pesante, e che segna uno strappo evidente con le strategie di squadra.
La Ferrari non può più permettersi la retorica delle affinità tecniche tra i suoi piloti. Non servono più sorrisi in conferenza, ma direzioni chiare. E Leclerc la sua l’ha imboccata sabato sera, a Suzuka, quando ha comunicato a Frédéric Vasseur e agli ingegneri apicali che non intende più seguire le indicazioni tarate sullo stile di guida di Hamilton.
Fine del gioco di squadra sincronizzato. Charles vuole prendere il comando del proprio destino, dopo aver già dimostrato in pista, nonostante tutto, di saper ancora tenere Lewis dietro. E mentre lui pensa agli sviluppi e si dice convinto di avere un’idea per risalire, il team principal francese continua a concentrarsi sui problemi di bilanciamento, e Hamilton si lamenta di una monoposto che, parole sue, ha “un deficit rispetto a quella di Charles”.

Il problema, però, è più profondo e riguarda l’identità stessa del progetto SF-25. La Ferrari attuale è un ibrido incerto, senza una direzione precisa. I due piloti hanno filosofie diverse, le linee tecniche si moltiplicano e i problemi non riguardano solo le qualifiche, ma anche la gara. A Suzuka, la macchina è sembrata incapace di esprimere una velocità competitiva, specie quando chiamata a sfruttare l’effetto suolo viaggiando bassa.
Hamilton, onesto fino al midollo, ha ammesso che più di quel ritmo non ne aveva, e che sarebbe stato comunque superato in gara anche partendo più avanti. Un’ammissione pesante, che fa tremare le fondamenta del progetto.
Ora si torna in Bahrain, luogo simbolico dei test invernali, ma lo scenario è cambiato. Là dove alcuni team come McLaren sfrutteranno i dati raccolti per rifinire un progetto già in equilibrio, a Maranello regna ancora l’incertezza. Si parla di un fondo nuovo, ma anche lì: c’è chi vuole introdurlo subito e chi preferirebbe attendere.

Nessuna visione comune, nessuna voce forte a dettare la rotta. Loic Serra, uomo di grande competenza nello sviluppo, è chiamato a un primo colpo da maestro. Alla Mercedes ha ottimizzato ogni singola macchina tra il 2019 e il 2023. A Maranello, però, il contesto è diverso: qui servono lucidità e coraggio, non compromessi.
Quando un pilota come Leclerc si ribella, non è mai un capriccio. È un segnale. L’eleganza con cui ha sempre affrontato le difficoltà si è trasformata in determinazione solitaria. E se la Ferrari continuerà a restare prigioniera della propria indecisione la stagione sarà un disastro. La sensazione è che il Bahrain sarà più di una tappa del mondiale. Sarà un esame di coscienza. E forse, anche l’ultima possibilità per capire se questa Rossa vuole davvero tornare ad accendersi.
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