
Il dolore per la tragica morte di Diogo Jota e di suo fratello André, avvenuta nella notte tra il 2 e il 3 luglio sulla A-52 in Spagna, resta ancora fortissimo. E mentre si susseguono le commemorazioni e i messaggi di cordoglio dal mondo del calcio, qualcosa si muove anche sul fronte delle indagini: due testimoni oculari smentiscono la versione ufficiale fornita dalla Guardia Civil.
💔🌹 I fan del #Liverpool stanno lasciando fiori, sciarpe e magliette fuori Anfield per salutare Diogo Jota. A rendere omaggio al calciatore anche i supporters di altre squadre.
— calciomercato.it (@calciomercatoit) July 3, 2025
Nel mentre, la bandiera dei Reds sventola a mezz’asta… 🕊️ pic.twitter.com/AWy8z1FY2T
Secondo la prima ricostruzione, l’incidente sarebbe stato causato da una velocità eccessiva – superiore al limite di 120 km/h – e dallo scoppio di uno pneumatico che avrebbe fatto sbandare la Lamborghini Huracán presa a noleggio poche ore prima. Una dinamica tragica, culminata nello schianto e nell’incendio che ha ucciso i due fratelli sul colpo. (continua dopo la foto)

Ma ora arrivano parole diverse, da chi quella notte era lì. José Azevedo, camionista che ha anche registrato il video poi diffuso online della vettura in fiamme, ha dichiarato: “Andavano tranquilli. Io li ho visti passare accanto a me, senza eccessi di velocità“.
Il suo racconto è netto, indirizzato sia alla stampa sia ai familiari delle vittime: “Vi do la mia parola. Conosco quella strada, ci passo sei giorni su sette. È una strada buia, malridotta. Ma ho visto bene: la marca dell’auto, il colore, tutto. Non correvano. Poco più avanti, purtroppo, è accaduto il peggio”.
Ad avvalorare questa testimonianza arriva anche José Aleixo Duarte, altro camionista portoghese che ha confermato di aver assistito all’incidente e di aver persino tentato di spegnere le fiamme, senza riuscire a salvare i due fratelli. Anche lui esclude qualsiasi comportamento imprudente da parte dei calciatori. (continua dopo la foto)

Mentre gli inquirenti spagnoli proseguono l’analisi della centralina GPS e dei resti dell’auto, la discrepanza tra la perizia iniziale e le testimonianze alimenta nuovi interrogativi. Lo pneumatico è davvero esploso per l’alta velocità o c’è dell’altro? È una domanda che, a fronte delle testimonianze oculari, gli investigatori non possono più ignorare.
Di certo, emerge la realtà di una strada insidiosa, poco illuminata e piena di insidie, che secondo più di un camionista è “inadatta a sostenere velocità elevate“, a prescindere dal tipo di veicolo. Le parole di chi ha assistito alla tragedia gettano una luce diversa su un episodio già doloroso, che ora chiede più che mai verità e rispetto per le vittime e per le loro famiglie.
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