Il Napoli non riesce più a rialzarsi. Cinque sconfitte stagionali, tre partite senza segnare, una squadra che sembra aver smarrito identità e spirito. Il rendimento è in caduta libera, le certezze si sgretolano, e la voce di Antonio Conte risuona come un grido d’allarme. Dopo Bologna si è verificato un terremoto tecnico e umano che potrebbe lasciare conseguenze profonde.
👀➡️ L'agente di #Lobotka parla chiaro su Antonio #Conte e il futuro del suo assistito. pic.twitter.com/3GlnRTZ3BR
— La Casa del Pallone ⚽️ (@Casadelpallone_) November 11, 2025
Nel dopopartita del Dall’Ara, Conte si è lasciato andare a un duro sfogo, figlio della tensione accumulata nelle ultime settimane. “Non c’è empatia, non c’è chimica”, ha detto riferendosi alla squadra e all’atteggiamento dei suoi giocatori.
Parole dure, pronunciate dopo un’altra prova opaca, che hanno lasciato attoniti dirigenti e tifosi. Il tecnico ha tuonato di “orticelli personali” e della necessità di “parlare con il club”, lasciando intendere che il problema non sia solo tattico, ma anche di rapporti interni. (continua dopo la foto)

Il suo sfogo, nato dall’ennesima delusione, si è trasformato in una vera e propria accusa collettiva. Non ha risparmiato nessuno: né la vecchia guardia, da cui si aspettava una guida sicura, né i nuovi acquisti, inseriti con difficoltà in un progetto che appare già in crisi. Dopo le tensioni con lo staff medico, anche il legame con lo spogliatoio sembra incrinarsi.
Il calcio inespressivo visto nelle ultime uscite è lo specchio di una squadra svuotata. Conte, che aveva provato a scuotere l’ambiente con messaggi motivazionali alternati a scosse mediatiche, ora sembra al limite della pazienza. “Io i morti non li voglio accompagnare”, ha detto, una frase che ha fatto il giro dello spogliatoio come una coltellata. E le voci dicono che nessuno deve più sentirsi sicuro del posto, nemmeno i titolarissimi di inizio stagione.
Napoli, Conte ora ci va pesante
Il Napoli, reduce da investimenti per oltre 200 milioni di euro, si aspettava un salto di qualità, invece sinora ha deluso. L’ombra dello scudetto vinto lo scorso anno pesa, la squadra corre male, non crea, e soprattutto non sembra credere a quello che fa. In passato, Conte aveva alternato bastone e carota – “sono orgoglioso dei miei guerrieri” – ma a Bologna il suo tono è cambiato: “Non siamo una squadra e io non posso proteggere più nessuno”. (continua dopo la foto)

Ora la domanda è una sola: con chi ce l’aveva davvero Conte? Le sue parole lasciano aperta ogni interpretazione, ma la sensazione è che il messaggio fosse diretto a tutti, dal gruppo ai dirigenti. L’allenatore si dice “dispiaciuto di non riuscire a cambiare questa tendenza”, ma nel suo sguardo si legge la convinzione che qualcosa si sia rotto.
Le prossime due settimane di pausa saranno fondamentali: serviranno a riflettere sul futuro, ma anche a capire se esiste ancora la possibilità di ricompattare un ambiente in ebollizione. Altrimenti, quella che doveva essere la stagione della rinascita rischia di trasformarsi in un disastro.
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