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Antonio Conte ha il mal di Coppe: tra Juventus, Inter e Napoli i numeri sono impietosi

La clamorosa sconfitta del Napoli contro il Psv evidenzia un problema strutturale: con Antonio Conte in panchina, le competizioni europee continuano a rappresentare un ostacolo quasi insuperabile. Il tecnico azzurro soffre di “Mal di Coppe“, e non si tratta di un momento no, ma di un dato che si ripete in tutta la sua carriera.

Il ko subìto dagli azzurri, dopo una partenza non molto brillante in Serie A, mette in luce le difficoltà di adattamento della squadra: nuovi innesti, cambio modulo, numerosi infortuni, una possibile minore cattiveria rispetto alla scorsa stagione e, perché no, anche un approccio del tecnico che non si adatta a certe situazioni.

La responsabilità non può ricadere solo sui giocatori. La debacle europea in Olanda è stata clamorosa e chiama in causa Conte e la sua “storica idiosincrasia” con la Champions League, competizione in cui i risultati non hanno mai rispecchiato la bravura mostrata nel vincere i campionati nazionali.

C’è un concorso di cause dietro a questa realtà. Probabilmente Conte si sente più sicuro quando deve affrontare corse lunghe come appunto quelle che portano allo scudetto, dove conta più di tutto la regolarità e la capacità di tenere alta la tensione. (continua dopo la foto)

Quando invece ci si sposta nelle coppe, tutto diventa più aleatorio e imprevedibile. Negli ultimi 25 anni solo Inter e Milan sono riuscite a portare a casa la Champions, nel 2007 e nel 2010. Provare a vincere in Europa ha costi altissimi in termini di fatiche fisiche e mentali, come dimostra il cammino dei nerazzurri lo scorso anno.

Un altro aspetto è dato dal tipo di gioco, muscolare e attento prima di tutto alla fase di difensiva, che caratterizza Conte. Un tipo di approccio che evidentemente in Coppa non paga. E se un limite dobbiamo trovare a un grande allenatore come quello del Napoli, è di non riuscire a uscire da certi schemi: ogni volta che cerca di farlo, poi torna indietro. Lo aveva fatto nell’anno dello scudetto dell’Inter, forse lo farà anche quest’anno.

Per corroborare quanto scritto sinora affidiamoci ai dati, che non mentono: considerando le 45 partite complessive di Conte in Champions, il bilancio recita 16 vittorie, 14 pareggi e 15 sconfitte, con una media punti di 1,38. Un dato che parla da sé, specie se confrontato con le aspettative legate ai club guidati dal tecnico:

Juventus: 14 partite, 6 vittorie, 4 sconfitte, 4 pareggi.

Chelsea: 8 partite, 3 vittorie, 2 sconfitte, 3 pareggi.

Inter: 12 partite, 3 vittorie, 5 sconfitte, 4 pareggi.

Tottenham: 8 partite, 3 vittorie, 2 sconfitte, 3 pareggi.

Napoli: 3 partite, 1 vittoria, 2 sconfitte.

Il miglior risultato europeo di Conte rimane il quarto di finale con la Juve nel 2012/13, eliminata poi dal Bayern Monaco. Solo altre due volte ha raggiunto gli ottavi: con il Chelsea nel 2017/18 (eliminato dal Barcellona) e con il Tottenham nel 2022/23 (fuori contro il Milan). In tutti gli altri casi, eliminazioni nelle fasi iniziali o retrocessione in Europa League, come con la Juve nel 2014 e con l’Inter nel 2020 (sconfitta in finale col Siviglia).

Antonio Conte, le statistiche europee sono impietose

Le statistiche sono nude e crude, ma inequivocabili: Conte in Champions League non ha mai fatto realmente la differenza. Dal Psv al Napoli, dai quarti con la Juve alle eliminazioni precoci, il filo conduttore è lo stesso: risultati altalenanti e spesso deludenti, nonostante si sia sempre seduto su panchine prestigiose.

Se il Napoli vuole provare a cambiare passo in Europa, la sfida per Conte sarà trovare finalmente la chiave per trasformare la solidità che tanto paga in Italia in qualcosa di nuovo che faccia la differenza anche sul piano internazionale. Fino ad oggi, i numeri sono impietosi.

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