
Il campionato è iniziato con tante sorprese e un equilibrio ancora tutto da decifrare. Napoli, Juventus, Milan e Inter hanno avuto partenze differenti, tra certezze ritrovate, dubbi tattici e nuovi protagonisti. Se i campioni d’Italia sembrano già in pieno controllo, altre big alternano luci e ombre.
Il Napoli di Conte
Il Napoli ha iniziato la stagione con grande autorità, vincendo le prime tre partite del campionato con prestazioni convincenti e mostrando un’identità già ben definita. Anche i più scettici, che ipotizzavano un calo di motivazione dopo i recenti successi, hanno dovuto ricredersi. La squadra appare affamata e rinforzata dagli ultimi arrivi.
Il mercato estivo è stato condotto con intelligenza e ambizione. Il club si è mosso tempestivamente per colmare eventuali lacune e ha persino anticipato le emergenze: l’arrivo immediato di Rasmus Højlund dopo l’infortunio di Lukaku ne è un esempio lampante. De Laurentiis ha pienamente supportato Antonio Conte, mettendogli a disposizione una rosa profonda e ben strutturata.
In attacco il Napoli può contare su tre punte di livello (Lukaku, Hojlund e Lucca) – nonostante un modulo che prevede l’impiego di un solo centravanti – con diverse caratteristiche e tutte capaci di essere decisive. Ma è in generale la profondità della rosa a colpire: ogni ruolo ha almeno due alternative valide, il che permette a Conte di ruotare gli uomini senza abbassare la qualità complessiva.
Questo Napoli ha tutte le carte in regola per competere su tre fronti, ovvero campionato, Coppa Italia e Champions League. Il prossimo scontro contro il Manchester City sarà un banco di prova importante per testare le ambizioni europee.
Fisicità, tecnica, esperienza e ricambi di livello fanno dei partenopei, almeno sulla carta, la squadra più attrezzata del torneo. Se la mentalità resterà questa, sarà difficile per chiunque arginare la corsa degli azzurri. (CONTINUA DOPO IL VIDEO)
La Juventus di Tudor
La Juventus ha iniziato la stagione nel migliore dei modi, sorprendendo tutti con tre vittorie su tre e un gioco solido che ha subito riportato entusiasmo tra i tifosi. Ai nastri di partenza non era considerata tra le favorite: le agenzie di scommesse la collocavano dietro a Napoli e Inter, alla pari con l’Atalanta. Eppure, i bianconeri stanno dimostrando di poter recitare un ruolo da protagonisti.
Il mercato estivo non ha portato nomi altisonanti, ma si è basato su operazioni intelligenti e mirate. Sono arrivati giocatori funzionali al progetto tecnico, senza stravolgere l’equilibrio economico. L’arrivo di Jonathan David si è rivelato subito azzeccato. l’attaccante canadese si è integrato alla perfezione, offrendo gol e movimenti in profondità, aspetti che non rientrano nel bagaglio tecnico di Vlahovic.
La vera scommessa, però, è stata in panchina. Dopo l’addio a Thiago Motta, molti si aspettavano un nome di rottura. Invece, la società ha scelto e poi confermato Igor Tudor, tecnico reduce da una stagione in cui ha riportato i bianconeri in Champions League, ma accolto inizialmente con scetticismo. Il croato ha dato subito un’identità precisa alla squadra, puntando su compattezza e intensità.
Fondamentale anche il contributo dei giovani: Yıldız e Adžić stanno crescendo rapidamente e sembrano pronti per un ruolo da protagonisti. Il successo nel derby d’Italia contro l’Inter ha avuto il peso di una vera prova di forza e ora la Juventus è considerata la principale rivale del Napoli nella corsa allo scudetto. Se il rendimento dovesse rimanere costante, il club bianconero potrebbe davvero tornare a lottare per il vertice. (CONTINUA DOPO IL VIDEO)
L’Inter di Chivu
L’Inter si presenta in questo inizio di stagione con tutti i meccanismi tattici ereditati dalla gestione Inzaghi, mantenendo un’identità di gioco riconoscibile e, a tratti, anche brillante. Tuttavia, sotto la superficie di un sistema collaudato, emergono fragilità preoccupanti, soprattutto sul piano psicologico. La squadra sembra ancora pagare il peso emotivo della passata stagione, conclusa con un nulla di fatto dopo aver accarezzato l’idea di un Triplete.
Il contraccolpo è evidente: l’Inter mostra segni di stanchezza mentale, alterna buoni momenti a blackout improvvisi, come accaduto nel match contro la Juventus. Passare in vantaggio 3-2 a dieci minuti dalla fine e poi perdere lucidità indica uno scollamento interno, una fragilità profonda che va oltre il dato tecnico. La squadra ha qualità, ma spesso gioca senza anima, come se fosse ancora prigioniera delle delusioni recenti. Anche a livello fisico, i nerazzurri non appaiono brillanti. La sensazione è che alcuni uomini chiave abbiano già accumulato troppe fatiche, anche se Chivu ha lavorato tantissimo in estate sull’aspetto atletico.
Chivu, scelto per dare continuità al progetto senza rivoluzioni, sta cercando di gestire l’eredità di Inzaghi con equilibrio, ma il compito si rivela complesso. Le sue scelte nella ripresa contro la Juve si sono rivelate controproducenti e hanno inciso sul risultato. La vecchia guardia, pur tecnicamente valida, sembra scarica, mentre la Juve, al contrario, ha sfruttato il dinamismo dei giovani (Yldiz e Adzic).
Sulla carta l’Inter dovrebbe essere la vera antagonista del Napoli, soprattutto dopo una campagna estiva senza cessioni eccellenti. Ma tre punti in tre partite e la sconfitta interna contro l’Udinese sono segnali allarmanti. (CONTINUA DOPO IL VIDEO)
Il Milan di Allegri
Il Milan ha avuto un inizio di campionato altalenante, caratterizzato da una partenza decisamente deludente, con la sconfitta casalinga contro la neopromossa Cremonese per 2-1. Un ko che ha fatto suonare subito un campanello d’allarme tra i tifosi e gli addetti ai lavori, mettendo in discussione l’approccio mentale della squadra e alcune scelte iniziali. Tuttavia, la reazione non si è fatta attendere: i rossoneri hanno rialzato la testa vincendo con autorità sul campo del Lecce (0-2) e poi battendo di misura il Bologna a San Siro (1-0), senza subire gol in entrambe le occasioni. La sconfitta contro la Cremonese ha portato anche Allegri a confronto con la società per chiedere altri acquisti per una rosa non ritenuta all’altezza delle aspettative.
Il merito di questa solidità ritrovata va in gran parte ad Allegri, che ha portato equilibrio e attenzione al reparto difensivo. Il Milan non è ancora una macchina perfetta, ma ha iniziato a costruire dalle fondamenta, puntando sulla compattezza e sull’organizzazione difensiva.
Finora, il vero valore aggiunto è stato Luka Modrić. Il centrocampista croato, arrivato con grande esperienza e personalità, ha deciso la sfida contro il Bologna con una prestazione da leader, dimostrando che, anche a 40 anni, può fare la differenza ad alti livelli.
Meno brillante, per ora, l’impatto di Estupiñán e Ricci, apparsi ancora lontani dalla migliore condizione e poco incisivi. Rimandati al prossimo esame. C’è grande attesa per Nkunku e Rabiot, due rinforzi di spessore che si sono aggregati solo da pochi giorni al gruppo. Il loro inserimento potrebbe alzare ulteriormente il livello tecnico e tattico della squadra.
Il Milan, pur tra alti e bassi, ha già mostrato segni di crescita. La sconfitta iniziale brucia, ma le ultime prestazioni indicano una squadra in ripresa, capace di mettere le basi per una stagione competitiva. Ora serve continuità.
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