
Se è vero che il calcio vive di fiammate, allora l’Inter è di nuovo un incendio. Sei giorni fa sembrava tutto perduto: una Coppa Italia scivolata via, un campionato compromesso, la vetta passata da +3 a -3, e il morale sotto le scarpe. Ma il calcio, si sa, è materia viva. E adesso, sull’onda lunga di una semifinale epica vinta contro il Barcellona, anche lo Scudetto è clamorosamente riaperto. Anche se tutto è nelle mani del Napoli di Conte.
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— InterNews24 (@news24_inter) May 13, 2025
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Inzaghi l’ha capito al volo. Il Napoli ha rallentato contro il Genoa, lasciando sul campo due punti pesantissimi. E così, nel nuovo scenario, la strategia nerazzurra cambia: via il turnover, dentro i senatori, quelli che sanno reggere la pressione, quelli che non si arrendono mai.
Per la sfida alla Lazio, crocevia improvvisato ma fondamentale, Thuram, Calhanoglu, Barella, Dumfries, Dimarco e Acerbi saranno tutti titolari. Nessun esperimento, niente rotazioni di lusso: si va sul sicuro, con chi conosce ogni centimetro del campo e non sente il peso della maglia.

Del resto, Inzaghi lo sa meglio di tutti: “Quando si stacca la spina, poi riattaccarla è un inferno”. Ecco perché servirà tenere alta la tensione agonistica anche in vista della finale di Champions a Monaco contro il PSG. L’Inter non può permettersi il lusso di gestire. Deve spingere, giocare, rischiare. Perché quando il treno Scudetto ripassa, anche se difficile, tu devi essere lì, pronto.
La squadra ha risposto con entusiasmo e fame, quelle vere, figlie dell’impresa con il Barcellona. A Torino, le seconde linee stavolta non hanno deluso. E i senatori chiamati in causa per uno spezzone hanno mostrato gamba, lucidità, spirito. E anche Dimarco, reduce da problemi fisici, ha dimostrato che il peggio è alle spalle.
Il gruppo c’è. È vivo. Ed è un dettaglio che può fare la differenza. Perché i titoli, quelli veri, si vincono nelle ultime partite, quando le gambe pesano e la mente può essere distratta da un altro obiettivo ancora più importante e difficile da raggiungere. E l’Inter, stavolta, se si presenterà un’occasione non vuole perderla.
Non tutto però è ancora perfetto. Inzaghi deve fare i conti con un’infermeria che non si svuota. Restano fuori Lautaro Martinez, Mkhitaryan, Frattesi e Pavard. Proprio l’argentino, il Toro, è quello che preoccupa di più: i flessori della coscia sinistra richiedono ancora prudenza. Salterà la Lazio, e difficilmente lo si rischierà prima del PSG.

Discorso diverso per Pavard, fuori dal 27 aprile, ma pronto a stringere i denti. Serve tempo, certo, ma per lui è soprattutto una questione di dolore e ritmo partita. Se vuole esserci contro Donnarumma e compagni, deve rientrare in campo presto.
Tutti, all’Inter, sanno che vincere la Champions sarebbe un miracolo sportivo con pochi precedenti: l’Inter è partita da underdog, nessuno la vedeva fra le possibili vincitrici. Adesso, invece, è lì. Parte sfavorita anche contro i francesi, i bookmakers puntano sul club parigino, ma i nerazzurri sono pronti a vendere cara la pelle.
Intanto, in campionato mancano due gare alla fine. Contro la Lazio, l’Inter capirà se il sogno Scudetto è un miraggio o se diventerà una realtà tangibile. E se il Napoli dovesse inciampare a Parma, sarà guerra vera fino all’ultima giornata. Ma adesso, il messaggio è chiaro: Inzaghi si affida ai suoi senatori, e l’Inter vuole credere nei miracoli.
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