
Jannik Sinner a cuore aperto con i suoi sogni, le sue sofferenze, le sue gioie. “Da piccolo sognavo di fare il pilota in Formula 1, ma senza soldi… che potevo fare?”. Parte così il racconto sincero e disarmante del campione azzurro, protagonista di un’intervista a Speciale TG1, in cui il numero uno del tennis mondiale si spoglia delle medaglie e mostra anche le sue cicatrici interiori.
"HO PENSATO DI LASCIARE IL TENNIS"
— Matteo Zorzoli (@teozorzoli) April 30, 2025
Per motivazioni diverse, nell'intervista di #Sinner alla Rai e nella serie "A modo mio" su #Alcaraz di Netflix viene fuori questa frase, potentissima
I due giovani protagonisti si mettono in discussione, proprio ora che l'ombra dei Big Three… pic.twitter.com/TMYPi9kBEh
“Non ho capito cosa sia successo, non sapevo niente”, dice Sinner tornando a parlare dell’incubo Clostebol, la sostanza trovata in quantità infinitesimali nel su corpo per una contaminazione involontaria. Un caso che ha fatto parlare, spesso a sproposito, tutto il mondo. E che gli è costata tre mesi fuori dal circuito.
“Nella mia testa non ho fatto niente. È stato un anno difficile, un periodo in cui il divertimento se n’era andato. E in Australia, lo scorso gennaio, mi sembrava che mi guardassero tutti diversamente. Ho pensato anche di mollare tutto“. Una crisi silenziosa, che però non gli ha impedito di completare un anno straordinario sul piano sportivo.

Sinner lo dice: se ci è riuscito, è anche grazie a quella “bolla” che si è costruito intorno, fatta di team, famiglia, persone che hanno creduto in lui. L’importanza degli affetti più cari e delle tante persone che lo hanno sostenuto ha avuto un effetto più forte dello sconforto per le accuse ingiuste e i sospetti, spesso usati in maniera strumentale per provare a indebolirlo. Senza successo.
Tornando al lato sportivo, Jannik ha spiegato come il tennis sia anche gestione di emozioni e nervi. “Ho i miei scatti anch’io. Giocare a tennis è come il poker: se vedi che l’altro fa fatica, questo ti dà forza. A volte sono stanco, nervoso, non sento la partita. Il mio team allora deve inventarsi dei trucchi per farmela sentire. Ma alla fine è un gioco. Spaccare la racchetta o tirare la pallina non serve”.
Parole che svelano un ragazzo consapevole, maturo, ma anche tremendamente umano. C’è spazio anche per l’infanzia, quella vissuta con la passione per i motori: “Il mio sogno era diventare pilota di Formula 1. Ma senza soldi, cosa potevo fare? Il calcio mi piaceva, ma non mi accendeva”.
Alla fine ha scelto il tennis, e oggi sorride raccontando quali sono i suoi punti di forza e cosa vorrebbe ancora migliorare: elogia il suo rovescio, il colpo più solido. Il servizio, anche se lo vuole perfezionare. Poi ammette di invidiare il tocco di Alcaraz e la sensibilità di Musetti. Il suo punto più bello? Il dritto lungolinea che gli ha regalato il primo Slam. L’emozione più grande? “Quando ho saputo di essere diventato numero 1 al mondo. Perché era il lavoro di un anno”.

Il finale ha un retrogusto amaro, ma pieno di dignità e straordinariamente maturo. Non cerca vendette, non cerca scuse. Gli chiedono un parere sulle parole di Federica Pellegrini e Sinner risponde con la consueta eleganza, ma lascia intendere di averle trovate inopportune, come quasi tutti.
“Ognuno è libero di dire quello che vuole“, spiega il fuoriclasse azzurro. “Io so quello che ho passato. Non rispondo a chi mi ha attaccato. Ma non auguro a nessuno di vivere, da innocente, una cosa del genere”. Sinner ha vissuto l’inferno, ha pensato di lasciar perdere tutto. Ma alla fine, con coraggio e tenacia, ha scelto di restare. E ora guarda tutti dall’alto, speriamo per molto tempo ancora.
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