
Roma, quando Dan Friedkin prende l’aereo per l’Europa, c’è sempre un motivo serio dietro. Questa volta il presidente della Roma è stato avvistato in Svizzera, ma tutti sanno che lo attendono a breve a Trigoria, in vista dell’ultima partita casalinga contro il Milan. E lì sarà tempo per tirare qualche conclusione per il futuro.
Roma, Allegri può diventare qualcosa di concreto: Friedkin in arrivo nella capitale
— Calciostyle (@calciostyle4) May 8, 2025
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La sua presenza non è casuale: si avvicinano giorni di decisioni, e non solo per la panchina. Anche il nuovo direttore sportivo Ghisolfi si sta muovendo sotto traccia – l’ultima “missione segreta” è datata sabato scorso – segno che qualcosa bolle sul serio in pentola.
Il nodo centrale resta quello del nuovo allenatore, il cui nome è ancora sconosciuto. Ma non è solo questione di nomi: prima di firmare, chiunque sarà il prescelto vorrà sapere se erediterà una squadra in Champions League. E Friedkin ha già pronte due strade: una d’oro, una molto più impervia.

C’è un tesoro da 50 milioni che attende solo di essere afferrato: la qualificazione in Champions. Per Ranieri, che ha sempre dribblato le illusioni, sarebbe un vero colpo da maestro. Oltre alla gloria sportiva, questi fondi rappresenterebbero ossigeno puro per il bilancio, messo sotto osservazione dopo l’accordo con l’Uefa.
L’obiettivo, entro il 2026, è chiaro: il deficit degli ultimi tre anni non dovrà superare i 60 milioni complessivi. Ma al momento la Roma è sotto di 81 milioni, e il prossimo passaggio chiave è il 2025: se si chiude con un rosso superiore ai 40, l’Uefa potrebbe arrivare a escludere la squadra dalle competizioni europee per un anno.
Con i soldi della Champions, il sentiero si farebbe molto più praticabile. Non servirebbe vendere pezzi pregiati, basterebbe fare cassa con calciatori marginali come Celik o Shomurodov, o con quelli attualmente in prestito o in esubero: da Zalewski ad Abraham, passando per Kumbulla, Le Fée, Hermoso, Cherubini e Darboe. L’idea è di raccogliere tra i 40 e i 50 milioni, senza toccare l’ossatura della squadra.
Scenario più complicato quello di una Roma fuori dalla Champions. In questo caso i soldi non entrano subito, e le cessioni diventano quasi inevitabili. Come ha ricordato Ranieri a febbraio, Friedkin è un miliardario ma non può ignorare i vincoli del fair play finanziario.

Se la Roma dovesse accontentarsi dell’Europa League, o addirittura peggio, sarebbe necessario sacrificare almeno un big. Non dovrebbe essere Svilar, il portiere-rivelazione, che il club vuole tenere a tutti i costi, nonostante il rinnovo sia in fase di stallo. Più probabili invece le partenze di N’Dicka o Koné, due giocatori di valore e appetiti sul mercato internazionale.
Gli ultimi 180 minuti di campionato, tra Bergamo e Torino, più la sfida col Milan, decideranno tutto. Ranieri vuole chiudere nel migliore dei modi, evitando addii dolorosi e consegnando al nuovo tecnico un futuro almeno un po’ più sereno. Friedkin lo osserva dall’alto, ma le sue scelte saranno decisive: la Roma del futuro è appesa agli ultimi 180 minuti più recuperi.
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