
L’Italia è una terra profondamente legata al calcio: nel corso della sua lunga storia, il nostro paese ha prodotto un grandissimo numero di campioni, alcuni dei quali diventati vere e proprie icone. Tra questi, c’è senz’altro Roberto Boninsegna. Soprannominato Bonimba, è stato senza dubbio uno dei più grandi attaccanti italiani degli anni ’60 e ’70. Ma c’è di più: per certi versi, Boninsegna trova il suo posto nella storia come archetipo di quello che diventerà poi il tipico centravanti italiano: un mix di potenza, tecnica e grande freddezza sotto porta. Oggi andiamo a riscoprire la sua storia e sopratutto la sua carriera, che lo ha visto diventare uno dei più grandi bomber passati per la Serie A.
Gli inizi: gli esordi e le prime squadre
Come inizia una carriera leggendaria? Nel caso di Boninsegna, dal Prato, squadra di Serie B con cui fa il suo esordio professionistico nel 1962 dopo aver militato nelle giovanili dell’Inter. Dopodiché passa al Potenza, dove inizia a mettere in mostra le sue grandi dote realizzative e a farsi un nome nel campionato. A questo punto il Varese decide di metterlo sotto contratto e lo fa approdare in Serie A: qui diventa un punto fermo della squadra e si fa notare da grandi nomi del calcio italiano. Dal 1966 al 1969 milita in un Cagliari in grande crescita, che trova in lui e in Gigi Riva i due elementi trainanti. Sfortunatamente, lascerà l’isola proprio la stagione precedente al leggendario scudetto vinto dai rossoblu, ma avrà modo di rifarsi.
L’affermazione all’Inter: gli anni d’oro

Nell’estate del 1969, infatti, torna alla squadra che lo ha lanciato a livello giovanile: l’Inter. Qui diventerà una vera e proprio leggenda del calcio italiano, entrando in pieno anche nel giro della Nazionale. Tra le tante pagine salenti della sua carriera a Milano, ricordiamo:
- Il primo, storico scudetto del 1971
- Mette a referto 113 gol in 197 partite di campionato e un totale di 173 gol in 283 partite contando tutte le competizioni.
- Gioca con moltissimi campioni, tra cui l’altrettanto leggendario Sandro Mazzola.
- Tra i suoi gol più celebri c’è quello che sugella il definitivo 2-1 ai danni del Liverpool con cui l’Inter vince la Coppa dei Campioni nel 1965.
Il passaggio alla Juventus e gli ultimi anni
Nell’estate del 1976, il passaggio di Boninsegna ai rivali della Juventus desta non poco scalpore: del resto, Bonimba è già diventato un grande della storia nerazzurra. In pochi si aspettano, comunque, che sta per vivere una seconda giovinezza. In soli tre anni, infatti, vincerà 2 scudetti, 1 Coppa Italia e 1 Coppa UEFA, dando prova di un’eccellente stato di forma e giocando con un ruolo da indiscutibile protagonista nelle fortune bianconere. Sceglie poi di concludere la carriera a Verona, per un ultimo giro in Serie B, e alla Viadanese, in Serie D.
Boninsegna in Nazionale: il Mondiale del 1970
Purtroppo, la carriera azzurra di Boninsegna non è stata altrettanto esaltante come quella vissuta nei vari club in cui ha militato. Il punto di massimo splendore è il Mondiale del 1970 che, come sappiamo, terminerà con la finale persa contro il Brasile: Boninsegna è comunque uno dei protagonista della Partita del Secolo contro la Germania, dove segna un gol e fornisce l’assist a Gianni Rivera. Chiuderà la sua pagina in Nazionale con 22 presenze e 9 gol.
Lo stile di gioco e l’eredità calcistica
Come già accennato, Boninsegna diventa un punto di riferimento per gli attaccanti italiani venuti dopo di lui. Nel suo prime, era infatti un attaccante completo, molto forte fisicamente ed eccellente colpitore di testa: a queste skills fisiche univa un ottimo gioco spalle alla porta e una notevole capacità di inserimento, che lo metteva in condizione di segnare praticamente sempre. Tra i grandi attaccanti venuti dopo di lui e che hanno presentato caratteristiche molto simili possiamo annoverare Paolo Rossi e Christian Vieri.
La vita dopo il calcio
Ogni carriera arriva al suo punto finale e, nel caso di Boninsegna, questo avviene nel 1981. Dopo aver smesso con il calcio giocato diventa per un certo periodo allenatore, sedendo sulla panchina delle diverse under della nazionale italiana e poi su quella del Mantova. Nel corso della sua vita fuori dal campo è stato anche vicepresidente e direttore tecnico del Mantova, direttore generale del Trento, osservatore per l’Inter, ma è anche apparso in tv sia come “attore” sia come opinionista.
Alcun curiosità su Boninsegna
Concludiamo il ritratto di questo grande campione con qualche curiosità : la prima non può che essere legata al suo soprannome, Bonimba. Il termine è stato coniato da Gianni Brera durante la militanza dell’attaccante a Cagliari. Deriva dalla crasi tra Boninsegna e Bagonghi, un antico modo di riferirsi ai nani da circo: secondo Brera, infatti, questo soprannome esprimeva al meglio il fatto che Boninsegna riuscisse a saltare più in alto dei difensori pur non essendo dotato di eccellente statura. Non tutti sanno che questo nickname non era particolarmente gradito al calciatore.
Un’ulteriore curiosità riguarda le sue incredibile capacità di segnare i rigori: in Serie A ha messo a referto 19 penalty consecutivi, che ancora oggi è la striscia più lunga mai realizzata nel massimo campionato italiano.
Leggi anche
- Ademola Lookman: carriera, stile di gioco e impatto sull’Atalanta in Serie A
- I bomber più prolifici del 2025: chi segnerà più gol in Europa?
- Serie A 2025: i giovani talenti italiani che stanno conquistando il campionato
- Manuel Neuer: il pioniere del portiere moderno tra parate e uscite da libero
- I migliori difensori della storia del calcio
- Giorgio Chinaglia: storia, gol e leggenda di un bomber fuori dagli schemi