x

x

Vai al contenuto

Mondiale per Club, l’Inter chiude malissimo: sconfitta dal Fluminense, servirà un mercato robusto

Inter stanca, distratta, senza idee e poi, quando i giovani e i nuovi arrivati (escluso Luis Henrique) danno la scossa, anche poco fortunata. Si chiude qui, e forse è un bene, la travagliata stagione dei nerazzurri, e sarà meglio che Chivu e la società facciano tesoro di quanto si è visto in campo. Soprattutto la società, che dovrà lavorare bene sul mercato per rinnovare la rosa.

L’avventura dell’Inter al Mondiale per club finisce nel peggiore dei modi, con un’eliminazione agli ottavi di finale firmata Fluminense e suggellata da un 2-0 che fa piombare lo spogliatotio nerazzurro nella tristezza. La squadra di Cristian Chivu cede all’impatto del pragmatismo brasiliano, crollando sotto i colpi di Cano (al 3’) e Hercules nel finale, dopo una partita passata a inseguire. (continua dopo la foto)

I nerazzurri pagano un primo tempo disastroso e una reazione tardiva, frenata anche da un clamoroso errore di De Vry a un passo dalla porta, da un palo colpito da Lautaro e una traversa centrata da Dimarco, ma soprattutto dalla prestazione mostruosa del portiere 44enne Fabio, che ha parato tutto il parabile.

Il Fluminense di Renato Gaúcho ha dimostrato di saper unire grinta argentina e tattica europea. Non è la squadra più spettacolare del Brasile, ma di certo è una delle più lucide: passaggio alla difesa a tre, Arias imprendibile a destra, Thiago Silva regista arretrato e pressing alto. I brasiliani sbloccano subito con un assist di Arias e una dormita collettiva della difensa dell’Inter, che sbanda, barcolla e non riesce a fermare i contropiede brasiliani.

I nerazzurri tengono il possesso (68%), ma non producono pericoli concreti fino agli ultimi minuti. Lautaro pasticcia, Thuram è inesistente e forse non doveva essere mandato in campo, Mkhitaryan fuori ritmo, e il reparto difensivo concede troppo, specie nei momenti chiave. Unica nota positiva nel deserto di idee: Barella, sempre presente e combattivo.

Nel secondo tempo i cambi smuovono qualcosa: Susic e Carboni portano dinamismo, Esposito dà profondità e porta scompiglio. Solo il sempre più enigmatico Luis Henrique, schierato a destra, combina un disastro dietro l’altro, tanto che Chivu per disperazione lo porta a sinistra. Le cose non cambiano granché, ma va un pochino meglio.

Mentre i tifosi cominciano a domandarsi de i 23 milioni spesi per il terzino brasiliano non siano stati un clamoroso errore, l’Inter si sveglia, sbaglia un gol già fatto, colpisce legni e costringe Fabio agli straordinari. Ma proprio nel momento di maggiore sforzo, è il Fluminense a punire in contropiede con Hercules. E su entrambi i gol Sommer è apparso in ritardo e poco reattivo. (continua dopo la foto)

Ora i brasiliani affronteranno l’Al Hilal di Simone Inzaghi, che a sorpresa ha eliminato il Manchester City di Guardiola (irriconoscibile e con una difesa horror), mentre per l’Inter è tempo di riflessioni. Sessantatré partite stagionali, una rosa logora, troppe ombre e poche certezze.

Le parole di Lautaro nel post-partita hanno lasciato intendere tensione e pesanti malumori. Servirà un mercato lucido e coraggioso: almeno due difensori, un regista e un centrocampista di gamba sono urgenti. Non una rifondazione, ma un rinnovamento serio e strutturato. Perché quest’altro flop, inutile girarci intorno, brucia parecchio.

Leggi anche: