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I migliori allenatori emergenti del calcio europeo: chi sono i “nuovi Nagelsmann”

Nel panorama calcistico europeo, una nuova generazione di allenatori sta emergendo con idee fresche e approcci innovativi. Dopo l’ascesa folgorante di Julian Nagelsmann, diventato simbolo di una nuova era fatta di studio, tecnologia e leadership giovane, i club guardano con crescente attenzione ai talenti in panchina, pronti a investire su profili meno noti ma altamente promettenti. Ma chi sono oggi i “nuovi Nagelsmann”? In quasi ogni campionato si stanno moltiplicando i casi di tecnici under 40 capaci di guidare squadre con identità precisa e risultati concreti. Spesso cresciuti nei settori giovanili o con un background accademico più che da ex calciatori, questi allenatori rappresentano il futuro del calcio europeo. In questo articolo analizzeremo i profili più interessanti e i sistemi di gioco che li rendono unici. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

(Photo by Marius Becker/picture alliance via Getty Images)

Francesco Farioli

Francesco Farioli è uno dei profili emergenti più affascinanti del nuovo panorama calcistico europeo. A soli 36 anni, l’allenatore toscano è stato scelto dal Porto per inaugurare un nuovo ciclo dopo l’esonero di Martin Anselmi. La sua carriera, iniziata lontano dai riflettori, ha avuto una crescita verticale: laureato in filosofia, ex portiere dilettante, ha mosso i primi passi tra Serie D e Aspire Academy prima di affiancare Roberto De Zerbi al Benevento e al Sassuolo, assimilando una visione del calcio fondata su coraggio, possesso e protagonismo.

Da lì, un’escalation internazionale: le sfide in Turchia con Karagümrük e Alanyaspor, l’esperienza brillante a Nizza — dove ha costruito una delle migliori difese d’Europa — e l’avventura all’Ajax, terminata con un finale amaro dopo aver sfiorato un titolo che sembrava già in tasca. Il suo arrivo al Porto segna un passaggio cruciale: Farioli è chiamato a riportare il club al vertice in Portogallo e a rilanciarlo in Europa, puntando su una proposta di gioco ambiziosa e identitaria. Giovane, meticoloso e ossessionato dal miglioramento, incarna l’immagine del tecnico moderno, capace di coniugare pensiero e pratica, filosofia e risultati.

Vincent Kompany

Tra i volti più interessanti della nuova generazione di allenatori europei, Vincent Kompany si sta rapidamente ritagliando un ruolo da protagonista. A soli 38 anni, l’ex capitano del Manchester City ha già vissuto un percorso professionale ricco di esperienze e transizioni: dal ritiro annunciato nel 2020 al comando dell’Anderlecht, fino alla sorprendente promozione in Premier League alla guida del Burnley nel 2023, ottenuta con sette giornate d’anticipo. Nonostante la successiva retrocessione, il suo stile di gioco propositivo e la capacità di creare gruppo gli sono valsi la chiamata del Bayern Monaco, dove ha subito vinto la Bundesliga alla prima stagione.

Kompany incarna un modello di leadership moderno: onestà, coerenza e ambizione. Pretende fame e disciplina, e basa il proprio metodo su un’identità tattica chiara, comunicazione personalizzata e un forte spirito collettivo. Cresciuto nella cultura vincente dell’Anderlecht e forgiato negli spogliatoi del City, porta con sé un bagaglio umano e professionale unico. Il suo obiettivo? Restituire al Bayern quel senso di invincibilità che ha caratterizzato i suoi anni migliori. E magari, colmare anche il grande vuoto della sua carriera da giocatore: sollevare finalmente la Champions League, questa volta da allenatore.

(Photo by Christina Pahnke – sampics/Getty Images)

Ruben Amorim

Ruben Amorim è senza dubbio uno dei profili emergenti più interessanti del panorama calcistico europeo. A soli 39 anni, l’allenatore portoghese ha già scalato le gerarchie tecniche del calcio europeo, passando in pochi anni dalla terza divisione lusitana alla panchina del Manchester United. Dopo un apprendistato simbolico agli ordini di José Mourinho nel 2018, Amorim ha bruciato le tappe: prima il Casa Pia, poi la squadra B del Braga, quindi l’immediata promozione alla prima squadra e il trionfo in Coppa di Lega contro il Porto. Il vero salto di qualità arriva allo Sporting Lisbona, dove vince due campionati e tre coppe nazionali, imponendo un calcio dinamico e offensivo, ispirato al modello di Gasperini.

Il Manchester United ha scommesso su di lui nel novembre 2024, pagandone la clausola rescissoria da 10 milioni di euro: una scelta coraggiosa per invertire la rotta dopo l’ennesima crisi tecnica. Sebbene i risultati iniziali siano stati deludenti – con il peggior piazzamento in Premier nell’era moderna – Amorim ha mostrato coerenza tattica, puntando sul suo 3-4-2-1 e su diversi giovani, e difendendo la propria visione anche nei momenti difficili. La fiducia del club, ribadita dal CEO Omar Berrada, e l’interesse per profili a lui affini come Goncalo Inacio confermano che il progetto United ruota ora attorno alla sua idea di calcio. Le sfide non mancano, ma Amorim ha già dimostrato di saper vincere e innovare.

(Photo by ANP via Getty Images)

Will Still

A soli 32 anni, Will Still è già considerato uno degli allenatori emergenti più interessanti del panorama europeo. Belgio e Inghilterra scorrono nel suo sangue, e la sua carriera – cominciata a 19 anni nei settori giovanili inglesi – è la prova di un talento precoce e di una determinazione fuori dal comune. Dai primi passi al Preston North End, passando per le esperienze in Belgio e il sorprendente exploit con lo Stade Reims, dove ha guidato la squadra a una striscia di 16 partite senza sconfitte in Ligue 1, Still ha costruito una reputazione fondata su idee moderne e coraggio tattico.

Senza neppure possedere il patentino UEFA Pro all’inizio della sua avventura, ha fatto parlare di sé per il gioco propositivo e ad alta intensità. Dopo una breve parentesi al Lens, nell’estate 2025 è stato scelto dal Southampton per guidare il club nel post-retrocessione, con l’obiettivo dichiarato di riportarlo in Premier League. Al suo arrivo ha subito imposto uno stile chiaro: pressione alta, compattezza difensiva e aggressività senza compromessi. Nelle sue prime interviste ha mostrato lucidità, umiltà e carisma, ribadendo di voler costruire un gruppo coeso e affamato, pronto a lottare per tornare in alto. La società lo ha messo al centro del progetto, coinvolgendolo nella scelta dello staff tecnico e nelle valutazioni sui nuovi innesti. “Sono solo Will”, ha dichiarato sorridendo. Ma nel mondo del calcio, pochi “Will” sono così pronti a diventare qualcosa di molto più grande.

Will Still
(Foto di Matt Watson/Southampton FC via Getty Images)

Xabi Alonso

Xabi Alonso si sta affermando come uno dei tecnici emergenti più interessanti del panorama calcistico europeo. Dopo un percorso graduale e ben costruito – iniziato nelle giovanili del Real Madrid e proseguito con la storica promozione in Segunda División alla guida della Real Sociedad B – il tecnico basco ha trovato la sua consacrazione al Bayer Leverkusen. In Germania ha plasmato una squadra moderna, aggressiva e compatta, conquistando una storica Bundesliga, la Coppa di Germania e infrangendo record d’imbattibilità con uno stile di gioco fondato su pressing alto e transizioni fulminee. Il suo impatto è stato tale da attirare l’interesse di top club europei già alla fine della prima stagione, ma Alonso ha preferito restare, rinnovando fino al 2026.

La chiamata del Real Madrid, però, era inevitabile. Tornato da allenatore dove aveva brillato da calciatore, ha raccolto l’eredità pesante di Ancelotti. Il primo vero banco di prova è arrivato subito, nella semifinale del Mondiale per club 2025, persa malamente contro un PSG superiore per organizzazione e ritmo. Ma Alonso non ha cercato scuse: ha ammesso gli errori e promesso un nuovo inizio, sottolineando l’importanza di costruire una squadra che giochi “come un’unica unità“. A soli 43 anni, con idee chiare e un’identità tattica già riconoscibile, Xabi Alonso rappresenta una nuova generazione di allenatori capaci di coniugare modernità, carisma e anche lungimiranza.

Xabi Alonso

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