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Lutto nel calcio italiano, addio alla leggenda

È morto Bruno Capra, il terzino del Bologna campione d’Italia nel 1964

Bruno Capra, scomparso all’età di 87 anni, era l’ultimo sopravvissuto di quella storica formazione del Bologna che il 7 giugno 1964 sconfisse l’Inter di Helenio Herrera nello spareggio dell’Olimpico, conquistando il settimo scudetto della storia rossoblù. Nato a Bolzano nel 1937, Capra era arrivato sotto le Due Torri nel 1955, a soli 18 anni, per rimanervi dieci stagioni indimenticabili. Quel giorno di giugno, l’allora tecnico Fulvio Bernardini lo schierò a sorpresa al posto dell’infortunato Pascutti. Una mossa ardita, geniale. Capra fu utilizzato in una posizione inedita, da ala tattica su Corso e Facchetti. L’azzardo pagò: il Bologna vinse 2-0 e Capra si guadagnò, senza proclami, un posto nella leggenda del club.

Dalla gloria ai corridoi d’ospedale

Dopo il ritiro dal calcio, concluso con una parentesi al Foggia (dove trovò anche il gusto, raro per lui, di segnare un gol proprio al Bologna), Capra scelse un percorso personale radicalmente lontano dai riflettori. Non allenatore, non dirigente, non opinionista. L’ex calciatore lavorò come portantino in ospedale, preferendo la concretezza del quotidiano alle celebrazioni pubbliche. Era un uomo riservato, schivo, definito da chi lo conosceva come “dolce ma ruvido”. Non partecipò mai a eventi pubblici legati alla squadra, nonostante il suo nome fosse inciso nella memoria storica della tifoseria bolognese. La sua figura diventò una sorta di “fantasma rossoblù”, amata in silenzio, rispettata nella distanza.

Il ricordo della figlia e del Bologna

Nell’ultimo periodo della sua vita, Bruno Capra viveva in una residenza per anziani a Bologna, dopo che i problemi di salute gli avevano impedito di restare autonomo nella sua abitazione in zona San Donato. A prendersi cura di lui è sempre stata la figlia Silvia, che oggi lo piange, come lo fa tutta la comunità bolognese. Il Bologna FC, in una nota pubblicata sul sito ufficiale, ha voluto onorare la sua memoria con parole semplici ma sentite: “Ricordiamo con commozione Bruno, uno degli eroi del ’64”, riporta Il Resto del Carlino. Non amava parlare di sé, ma ha detto tutto con il suo stile in campo e nella vita. Oggi il calcio italiano perde un campione silenzioso, un simbolo di un’epoca fatta di fatica, onestà e dedizione. Un ragazzo del ‘64, come pochi altri, che ha saputo meritare la gloria imperitura con umiltà. E ora, finalmente, può riposare accanto ai suoi compagni.

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