
Inter, la Gazzetta dello Sport sferra un attacco alla squadra dopo il mancato step scudetto contro la Lazio. Zero titoli, per ora. Supercoppa al Milan, Coppa Italia al Bologna, scudetto che scivola tra le dita verso Napoli. Resta una finale di Champions che potrebbe riscrivere tutto, ma il sospetto serpeggia: anche quest’anno, come nel 2022 contro il Milan di Pioli, lo scudetto rischia di trasformarsi in un miraggio.
🚨🇨🇦 David-Inter, il canadese è interessato maggiormente all'offerta nerazzurra con un contratto da 5 mln netti a stagione. Anche il Napoli era interessato, ma sembra aver rallentato i negoziati dopo aver notato che l’attaccante predilige l’offerta dell’Inter.
— Gianmarco✍🏼 (@GianmarcoDaria) May 20, 2025
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Il primo errore dell’Inter, secondo la Gazzetta, è stato credersi invulnerabile. La rosa era forte, certo, ma non imbattibile. Inseguire contemporaneamente quattro trofei – scudetto, Coppa Italia, Supercoppa, Champions – è stato un errore di sopravvalutazione. l’Italia non è la Francia: qui il campionato è equilibrato come in Inghilterra, e le fatiche si pagano. Forse un obiettivo si poteva lasciare andare, invece di inseguire tutto e rischiare di perdere il meglio.
Da gennaio in poi, l’Inter ha perso quella fame da “squadra cannibale” che l’aveva fatta temere da tutti. Genoa, Parma, Bologna, Lazio, Napoli: un elenco che sembra un rosario, fatto di punti buttati nel finale. In totale, 15 punti persi nell’ultima mezz’ora e solo 8 recuperati. Un saldo negativo che pesa come un macigno. L’Inter ha smesso di chiudere le partite e ha iniziato a farsele sfilare via.
Inzaghi è maturato rispetto agli anni scorsi, ma qualche scivolone lo ha commesso. Una volta lo si criticava per l’assenza di turnover, ora per aver forse cambiato troppo, troppo in fretta. La gestione della panchina non sempre è stata lucida. A volte bastava poco, magari De Vrij contro la Lazio, per blindare una vittoria, come faceva Allegri con Barzagli. Ma quel poco è spesso mancato.
L’Inter ha una rosa “ampia”, ma non sempre “profonda”. Se Dumfries, Calhanoglu, Lautaro o Thuram si assentano, la qualità si sgonfia. I vari Asllani, Arnautovic, Correa o Taremi non garantiscono lo stesso impatto, nemmeno lontanamente. In inverno si sono presi Sucic (per domani) e Zalewski, ma serviva un attaccante pronto subito. Risparmiare poteva essere saggio a bilancio, ma ha significato disinvestire sul campo.
Lunga stagione, ritmi forsennati, mondiale per club all’orizzonte, eppure l’Inter ha ignorato i campanelli d’allarme. Sono mancati praticamente tutti: da Acerbi a Calhanoglu, Barella, Dumfries, Dimarco, Pavard, Thuram. Anche Lautaro ha avuto bisogno di respirare. Bastoni ha giocato 55 gare su 57. E a Montecarlo sarà la cinquantanovesima. In America si toccheranno le 62. Siamo oltre la resistenza.
Inter, per prendere tutto rischia di non prendere niente
Il Napoli ha capito come dosarsi, anche perché aveva solo un impegno settimanale, l’Inter no. Febbraio andava gestito con accortezza, invece ha registrato un blackout strategico. Pari con il Milan, ko con Fiorentina e Juve, punto strappato dal Napoli, vittoria striminzita col Genoa. Il crollo fisico e mentale è stato visibile, mentre la Champions divorava energie e concentrazione.
Non solo Bisseck. Tanti nerazzurri hanno sbagliato nei momenti chiave. Distrazioni, leggerezze, superficialità. Un nervosismo sottotraccia che ha corroso la solidità del gruppo. L’Inter ha smesso di essere lucida. Ha cominciato a rincorrere, a sperare, a giocare “con l’ansia”. E si è visto.
L’Inter non ha fatto male. Ma nemmeno ha fatto abbastanza. Non ha dominato, in campionato, pur avendone la forza ipotetica. E così ha lasciato spazio agli altri. Ora resta solo la Champions per dare gloria a una stagione che, altrimenti, sarà ricordata per ciò che poteva essere. Perché, come spesso accade all’Inter, l’occasione più semplice da raggiungere è stata sprecata.
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