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“Contro la Juventus subiti tanti torti”: Ventura accende il derby di Torino

Alla vigilia del derby di Torino fra la Juventus e i granata, Ivan Zazzaroni, per il Corriere dello Sport, ha raccolto in esclusiva le riflessioni di Gian Piero Ventura, ultimo allenatore del Torino capace di battere la Juventus in campionato dieci anni fa. Una chiacchierata che ha raccolto ricordi, sfoghi e rivelazioni sulla carriera e la vita privata dell’ex Mister.

“Me lo ricordano costantemente i tifosi e io ripeto loro che con il Var ne avremmo vinti molti di più. Subimmo un sacco di angherie“, racconta Ventura. L’allenatore ricorda con precisione il 2-1 dell’aprile 2015, ribaltato con i gol di Darmian e Quagliarella, e soprattutto la gioia dei tifosi al ritorno in allenamento, “tanti avevano le lacrime agli occhi”. Secondo Ventura, rigori non dati, espulsioni non comminate e gol annullati fecero la differenza: “Sarebbero stati più di uno”.

Il tecnico evidenzia la sua difficoltà a identificarsi con il calcio attuale: “Non emoziona più. Ho allenato Ronaldinho, Zidane, Kakà. Oggi è quasi comico: un semplice tocco può diventare rigore, e i difensori non reggerebbero le fatiche di allora”. Sul Var, Ventura non ha dubbi: “Maradona avrebbe segnato quattro gol a partita“.

Juventus-Torino, le parole di Ventura

Ventura sottolinea il suo contributo tattico: “Il portiere che gioca con i piedi lo introdussi io a Bari. Gillet aveva piedi d’oro. I miei due centrali erano Ranocchia e Bonucci, diciannove e vent’anni. Contro l’Inter del triplete facemmo 1-1 a San Siro“. E aggiunge un elenco dei suoi modelli di calcio organizzato: “Il Chievo di Delneri, il Bari di Ventura, il Genoa di Gasperini, il Napoli di Sarri”.

Sulla gestione della Nazionale Ventura non si nasconde: “Sbagliai, ma non per i motivi che immagini. Avrei dovuto pensarci tre volte prima di accettare. Dopo venti giorni capii che non c’erano i presupposti”. Ricorda le critiche ricevute e le situazioni paradossali: “Dopo la Macedonia, ero da solo davanti al plotone d’esecuzione. Se l’erano data a gambe“. (continua dopo la foto)

Ventura

Ventura precisa anche la verità su alcuni episodi, come quello di De Rossi con la Svezia: “Fake assoluta che non volle entrare in campo, nessuno aveva mai dato una spiegazione prima del mio intervento in tv al Processo”.

Dopo quattro anni dal ritiro, Ventura racconta i motivi della scelta: “Ho chiuso per tre ragioni: a Salerno ho capito che la direzione presa dal calcio non era la mia, l’aspetto anagrafico, e volevo godermi mia moglie“. Una vita intensa, fatta di sport e attività quotidiane: “Mi alleno tutti i giorni, corro, palestra, bici, golf”.

Ventura parla con entusiasmo della compagna Luciana: “Lei mi ha cambiato la vita. L’ho conosciuta a Bari, insieme da dieci anni. Ha tanta voglia di vivere e di fare, mi ha trasmesso energia. Vado a duemila. Luciana mi mantiene acceso, sono fortunato“.

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