La scena del crimine e il nodo delle prove
Oltre alle parole e alle emozioni, restano i fatti investigativi. Secondo la Procura, l’assenza di impronte papillari di Liliana sui sacchi neri in cui è stato ritrovato il suo corpo rappresenta una prova concreta di omicidio. Un elemento che esclude l’ipotesi del suicidio, ancora sostenuta da parte della difesa.
I legali di Sebastiano Visintin, Paolo e Alice Bevilacqua, rispondono con scetticismo alle affermazioni di Sterpin. Sulla poesia inviata via mail affermano: «Non sappiamo nulla della genuinità e dell’origine del testo. E ci stupisce che emerga proprio ora, il giorno dopo l’incidente probatorio». Inoltre, ricordano come Sterpin abbia negato che Liliana mostrasse intenzioni suicidarie, un punto ancora controverso nel fascicolo dell’accusa.

Resinovich, la rivelazione di Claudio Sterpin sul movente
La relazione tra Liliana e Claudio Sterpin, rimasta per lungo tempo ai margini dell’indagine, emerge oggi come una delle chiavi interpretative del caso. Secondo Sterpin, il movente per cui Visintin avrebbe avuto interesse a eliminare la moglie riguarda la paura della solitudine e le difficoltà economiche: «Senza Lilly non avrebbe potuto mantenere lo stesso stile di vita».
Dichiarazioni forti che si intrecciano con le conclusioni dell’autopsia, i dati digitali e il contenuto di un hard disk contenente anche foto scattate da Visintin in cui compariva la coppia. Materiale che, secondo Sterpin, «avrebbe dovuto essere visionato subito e non tre anni dopo». “Quarto Grado” riapre dunque un caso ancora pieno di ombre e tensioni, tra ricostruzioni emotive e dati tecnici, con il pubblico che resta in attesa di risposte definitive su una vicenda che continua a dividere.
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