
Nel Masters 1000 di Toronto si è visto qualcosa di mai visto prima. O quasi. Sul cemento canadese, infatti, ha fatto il suo debutto internazionale un colpo tanto curioso quanto efficace: si chiama longashot e l’ha sfoderato il cileno Tomas Barrios Vera nel primo turno contro il veterano francese Gaël Monfils.
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— Tennis TV (@TennisTV) July 27, 2025
La partita è stata una vera maratona: 6-4, 4-6, 7-6 (7-3) il punteggio finale dopo 2 ore e 46 minuti di battaglia, con Barrios Vera capace di annullare quattro match point prima di imporsi al tie-break. Ma a far parlare non è stato solo il risultato: durante il match, il cileno ha tirato fuori dal cilindro un colpo che ha lasciato pubblico e commentatori interdetti.
Impugnando la racchetta a pochi centimetri dal piatto corde, Barrios Vera ha eseguito una palla corta con un movimento quasi da ping-pong: un gesto ridotto, un’esecuzione secca e insolita, ma sorprendentemente precisa e velenosa.
Chi segue il circuito Challenger lo sa: il longashot non è un vezzo occasionale, ma un vero e proprio marchio di fabbrica del numero 142 del ranking ATP, che a 27 anni ha finalmente centrato la sua prima vittoria in carriera in un Masters 1000.
L’impugnatura “accorciata” del colpo gli consente un controllo eccezionale, anche se ovviamente riduce potenza e raggio d’azione. Ma per le palle corte, Barrios Vera ha trovato una formula tutta sua.
Il dibattito ora è aperto: il longashot è regolare? Sì, almeno secondo il regolamento attuale. Nessuna norma vieta di impugnare la racchetta vicino al piatto corde. E allora largo alla fantasia: il tennis moderno, tra big server e colpi fotocopia, ha forse trovato un nuovo artista della racchetta. O in ogni caso, qualcuno che vince poco ad altissimi livelli, ma ha dimostrato un’inventiva da campione.
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