Arbitri e Var, mondo del calcio italiano prova a fare chiarezza dopo settimane di tensione e contestazioni. A Roma si è svolto un incontro tra FIGC, Lega Serie A, AIA e il designatore Gianluca Rocchi, con la partecipazione di dirigenti e presidenti dei principali club. Un vertice che, al di là delle apparenze, segna un momento di svolta: l’obiettivo è ridurre i cosiddetti “rigorini” e restituire centralità all’arbitro in campo, evitando che il VAR diventi un riflesso condizionato o un alibi.
Non tutti gli errori sono uguali. "Quelli logici li capiamo, per quelli illogici, invece, mi arrabbio molto e magari fermo l'arbitro". Parola di Gianluca Rocchi, designatore degli arbitri. #ANSA https://t.co/e0BsC2zfvq pic.twitter.com/Hz9DRwVzSO
— Agenzia ANSA (@Agenzia_Ansa) October 28, 2025
Al tavolo, accanto al presidente federale Gabriele Gravina, c’erano tra gli altri Giuseppe Marotta (Inter), Claudio Lotito (Lazio), Giorgio Chiellini (Juventus), Igli Tare (Milan), Umberto Marino (Atalanta) e Frederic Massara (Roma). Il confronto, definito da alcuni presenti come “schietto ma costruttivo”, ha toccato i casi più discussi di queste prime giornate, a partire dal rigore concesso al Napoli contro l’Inter, assegnato su segnalazione dell’assistente e non dall’arbitro stesso.
Tutti i partecipanti hanno concordato sulla necessità di adottare una linea più rigorosa e coerente nelle decisioni. Tradotto: evitare i rigori troppo generosi, favorire una maggiore uniformità interpretativa, ribadire la figura dell’arbitro come decision maker principale, limitando le ingerenze dei varisti.
Il concetto di “rigorino” è diventato quasi una malattia cronica del calcio italiano, spesso figlia di un eccesso di zelo o di una paura dell’errore. Ora si tenta di invertire la tendenza, anche a costo di sopportare qualche polemica in più nel breve periodo. (continua dopo la foto)

Nella seconda parte dell’incontro, Rocchi ha illustrato un quadro statistico in chiaroscuro. L’indice di correttezza delle decisioni è risalito dal 75% all’80% nelle ultime settimane, segno di un miglioramento, ma resta lontano dal 90% registrato un anno fa. Il designatore ha inoltre ricordato che è in corso un ricambio generazionale: gli arbitri internazionali italiani hanno oggi un’età media inferiore di quattro anni rispetto alla scorsa stagione.
Una transizione che comporta inevitabili scosse di assestamento, ma che la FIGC intende accompagnare con un messaggio preciso: fiducia, sobrietà e meno VAR-dipendenza.
In un clima di sospetto permanente, dove ogni fischio viene vivisezionato in tempo reale, il tentativo di restituire peso al giudizio umano e di ridurre la giungla interpretativa è un passo necessario. Perché se il VAR è nato per correggere gli errori, non può diventare un arbitro dell’arbitro. E i “rigorini”, simbolo di un calcio che non piace a nessuno, dovranno presto lasciare spazio al buon senso.
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