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Il presidente dell’Agenzia mondiale antidoping, Witold Banka, ha chiarito la posizione dell’ente sui casi di Jannik Sinner e Iga Swiatek, entrambi risultati positivi a sostanze proibite, ma trattati in modo differente. Se per la tennista polacca la Wada ha accettato la squalifica di un mese, nel caso di Sinner ha deciso di presentare ricorso contro l’assoluzione.
Caso doping Sinner, il presidente Wada brutale: "Per noi è responsabile, non è come Swiatek…"https://t.co/xp2aO0sJs5
— MSN Italia (@msn_italia) February 7, 2025
“Sono due casi completamente diversi che non possono essere confrontati. Sia le sostanze coinvolte sia le circostanze sono differenti. Abbiamo preso le decisioni dopo aver consultato esperti esterni e applicato la stessa procedura prevista per qualsiasi altro caso disciplinare“, ha spiegato Banka al sito polacco Rz.
Il caso di Swiatek riguarda la presenza di tracce di Trimetazidina in un farmaco contenente melatonina, utilizzato per contrastare problemi di sonno e jet lag. La Wada ha ritenuto plausibile l’assunzione involontaria e ha accettato la sanzione di un mese imposta dall’International Tennis Integrity Agency (Itia), senza presentare appello.
Diverso invece il trattamento riservato a Sinner, che ha sempre sostenuto di essere stato contaminato accidentalmente attraverso un massaggio effettuato dal suo ex fisioterapista, il quale aveva utilizzato un unguento contenente Clostebol per curare un piccolo taglio sul dito.
L’Itia ha creduto alla sua versione e lo ha assolto, ma la Wada ha deciso di contestare questa decisione presentando ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport (Tas). Banka ha sottolineato che la Wada non ha mai messo in discussione la buona fede di Sinner, ma il principio fondamentale dell’antidoping.
“Uno sportivo professionista è responsabile anche delle azioni del proprio staff e questa è la quintessenza dell’antidoping”. Ha poi ribadito la distinzione tra le due sostanze coinvolte: “Una traccia di Trimetazidina in un medicinale contenente melatonina, come nel caso di Swiatek, è una cosa. Lo steroide contenuto nell’unguento utilizzato dal più stretto collaboratore di Sinner è qualcosa di completamente diverso“.
Jannik Sinner, dal presidente Wada un attacco inopportuno prima del processo
La vicenda è destinata a proseguire nelle sedi legali, con il ricorso al Tas che sarà discusso il 20 e 21 di Aprile e che rappresenta un momento di grande importanza per il futuro del numero uno al mondo. In tutto questa discussione, manca sempre un punto importante: la quantità di Clostebol nel sangue del tennista azzurro era talmente infinitesimale da non poter portare a nessun tipo di vantaggio agonistico.
Per questo la Wada ha previsto di trattare in modo diverso da quanto fatto sinora le micro-contaminazioni che dovessero risultare dalle analisi sugli atleti. Il focus dell’agenzia dovrebbe essere quello di contrastare il doping, e in questo caso non essendoci nessun vantaggio per l’atleta secondo molti viene a mancare proprio il presupposto principale per una squalifica.
Ma finché la nuova regola non diventerà operativa, Sinner rischia uno stop e nemmeno breve. Questo sa tanto di beffa. Perché la domanda inevitabile è semplice: se non ha assunto volontariamente una sostanza, e se la quantità non poteva avere alcun effetto sulle sue prestazioni, perché dovrebbe essere squalificato? Inoltre, un intervento pubblico del presidente della Wada prima del dibattimento è apparso come una mossa del tutto inopportuna, sollevando molte inevitabili polemiche.
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