Un nuovo terremoto ha fatto tremare l’Italia questa mattina di giovedì 15 febbraio 2024. La scossa è stata registrata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che ha comunicato subito i dettagli destando particolare preoccupazione. La scossa infatti si inserisce in uno sciame sismico iniziato alcuni giorni fa e che per il momento non accenna a interrompersi. Gli abitanti delle zone colpite si trovano ora in stato di preoccupazione e allerta.
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Continua lo sciame sismico: torna la paura
Una nuova scossa di terremoto ha interessato questa mattina la zona dell’Appennino parmense, in Emilia-Romagna. Il sisma, registrato dagli istituti di controllo, è avvenuta alle ore 11.38 del 15 febbraio 2024 e ha fatto tremare la regione. Già da qualche giorno si erano riscontrate diverse scosse che hanno destato l’allarme degli abitanti. I comuni più vicini all’epicentro del terremoto sono stati quelli di Langhirano, in provincia di Parma, Lesignano dè Bagni e Felino. Ricordiamo che i terremoti con magnitudo superiore al 3, come quelli recentemente registrati, sono da considerare di moderata intensità.
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Dopo pochi minuti, un’altra scossa
Per quanto riguarda l’intensità della scossa, l’INGV ha documentato una magnitudo 3.5 e una profondità nel suolo di 20 chilometri. A destare preoccupazione è in particolar modo il fatto che si siano verificate più scosse nelle seguenti ore. Circa 20 minuti dopo la prima scossa, alle 11.59, è stata registrata una seconda di magnitudo tra 3.3 e 3.8. Continua quindi lo sciame sismico che interessa l’Emilia-Romagna e le famiglie che vivono nelle zone interessate della regione stanno vivendo momenti di grande preoccupazione. Nei giorni scorsi il presidente dell’Ordine dei geologi dell’Emilia-Romagna, Paride Antolini, era stato intervistato dai giornalisti del Resto del Carlino. L’esperto era stato interrogato sulla natura dello sciame sismico che stava colpendo la regione. Antolini aveva spiegato che gli eventi sismici che si stanno registrando in Emilia-Romagna “si posizionano intorno alla faglia del Monte Bosso” e che si tratterebbe “di una faglia inversa, legata a un movimento dell’Appennino verso nord-est”. A quanto dice il geologo Antolini, l’Appennino che “si muove ogni anno di circa 1-2 millimetri. E ciò è dovuto a uno scollamento delle strutture tettoniche in profondità”.
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L’opinione degli esperti
Alcuni giorni fa anche il presidente di Meritocrazia Italia Walter Mauriello era intervenuto per parlare degli eventi in corso: “Scosse sismiche molto frequenti, sebbene, sino ad ora, di entità limitata stanno colpendo la zona del parmense. Proprio nello stesso territorio si verificarono già, in passato, terremoti, più significativi, ma mai violenti (cioè, mai di M ≥ 6,0; al massimo di M=5,7). È un fenomeno preoccupante? È vero che neppure il Nord Italia è esente dal rischio sismico e che, in Emilia- Romagna, troppo spesso ci si dimentica dei terremoti disastrosi che colpirono la Regione in passato. Ed è vero anche che predire un sisma è impossibile, ma lo sciame sismico in corso, se la magnitudo delle scosse resterà limitata ai valori attuali, potrebbe anche aver effetti positivi: quelli di scaricare parte dell’energia sismica accumulatasi nelle faglie.” Le parole di Mauriello sembrerebbero confortanti, ma c’è un’ulteriore precisazione da riportare: “Non è, però, una conclusione certa. I cosiddetti esperimenti di previsione dei terremotI (sviluppati, in Italia, dall’Università di Trieste e dal vicino Abdus Salam International Centre for Teoretical Physics di Miramare e da altre Istituzioni) indicano che è possibile il verificarsi di sismi di Magnitudo di un valore 0,7 superiore a quello della massima magnitudo degli eventi avvenuti nel passato: se così fosse, non sarebbe da escludere, nel Parmense, la possibilità di un terremoto di magnitudo 6,4, quindi, violento e in grado di causare danni ingenti per territori e le popolazioni coinvolti”.