Mentre il mondo del pallone discute e si accapiglia per il contatto Di Lorenzo-Mkhitaryan e la decisione di Mariani in Napoli-Inter, un solo uomo ha scelto di non alzare i toni. In un’Italia calcistica ossessionata dal VAR, dagli episodi e dalle recriminazioni, Cristian Chivu ha mostrato una pacatezza che sembra quasi rivoluzionaria.
#Inter–#Fiorentina, martedì la conferenza stampa di Cristian #Chivu: ufficializzato l'orariohttps://t.co/qx1bpmKSsc
— FcInterNews.it (@FcInterNewsit) October 27, 2025
Niente accuse e niente piagnistei in diretta, a differenza del suo illustre dirimpettaio al Maradona. e proprio ad Antonio Conte, che di lamentele è indiscusso maestro, che il Mister nerazzurro ha riservato l’unica frecciata – più o meno voluta – del suo intervento. per il resto, solo discorsi di calcio e di campo. (continua dopo la foto)

Nel pieno della bufera, con la sconfitta sul groppone e le parole taglienti di Antonio Conte, l’allenatore nerazzurro ha scelto una linea di compostezza e autocritica. “La società ha il diritto di fare quello che ritiene giusto, ma io non verrò mai a lamentarmi qui perché ho una dignità e un approccio diverso”, ha detto ai microfoni. Una frase semplice, ma quasi fantascientifica in un ambiente dove la lamentela è ormai un riflesso automatico.
Chivu non si è nascosto dietro l’arbitro. Ha richiamato i suoi alle loro responsabilità, ricordando come l’Inter abbia perso lucidità dopo le discussioni con la panchina del Napoli: “Abbiamo sprecato energie inutilmente, dovevamo restare concentrati e capire meglio i momenti della partita”. Parole che sanno di autocritica, e che hanno il sapore di una serietà di altri tempi.
Da ex giocatore abituato alle tempeste, il tecnico romeno mostra di aver interiorizzato un modo diverso di vivere il calcio. Lo si vede da mesi, nelle conferenze stampa e nel suo modo pacato di gestire anche le critiche più dure. Non è quietismo, è consapevolezza.
E quando aggiunge “Sto cercando di cambiare le cose ma lotto da solo, siamo sempre abituati a lamentarci e dobbiamo evolverci”, non parla solo di calcio: parla dell’Italia, del nostro modo di reagire, del bisogno di cercare colpevoli anziché soluzioni. Di puntare sempre il dito dimenticando le nostre mancanze.
In un sistema in cui la polemica è ormai routine e la vittoria sembra l’unica misura del valore, Chivu ha ricordato che si può essere forti anche nel saper perdere con dignità. Ha scelto di non alimentare il circo mediatico, di non offrire alibi ai suoi. È un segnale forte, che andrebbe raccolto da chiunque ami questo sport. (continua dopo la foto)

Chivu ha indicato una strada, che se fosse seguita da tutti ridurrebbe le polemiche e soprattutto cambierebbe l’approccio al calcio di tifosi e addetti ai lavori. Ma in un Paese abituato a vivere di dietrologie, in cui ci sono molte persone che hanno aderito ad assurde teorie complottistiche (si pensi solo alla celeberrima “Marotta League” e a tutto il suo carico di insensatezze, che arrivavano a supporre ridicole trame internazionali per favorire i nerazzurri) potrà mai esserci davvero un cambio di rotta?
In molti pensano che in Italia ottenga soddisfazione, nel mondo del pallone, solo chi piange e monta polemiche a ogni piè sospinto. E che chi tace alla fine faccia la figura del fesso e finisca per essere “cornuto e mazziato”, come si usa dire. Chivu ha proposto un altro modello, e ha detto di essere pronto a portarlo avanti anche se lo farà da solo. L’augurio è che non venga lasciato solo, invece. Ma è solo una flebile speranza.
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