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L’Inter è già alla resa dei conti: dal mercato alle scelte, tutti gli errori di un’estate sbagliata

Per l’Inter di Chivu è già notte fonda e i nodi vengono al pettine. Due sconfitte in tre partite, 6 punti di distacco dalla vetta, due acquisti da 50 milioni che hanno giocato 15 minuti in tutto (10 uno, 5 l’altro) su 270. Una difesa allo sbando, un centrocampo che deve affidarsi a un 37enne schierato sempre titolare e in cui manca disperatamente un incontrista fisico, un attacco in cui nessuno salta l’uomo e crea superiorità. E tanti dubbi sullo spogliatoio causati anche dai comportamenti in campo – vedi la mancata esultanza di Thuram, il migliore dei suoi, dopo il terzo gol.

A tutto questo si somma la scelta di un allenatore senza esperienza, che si trova a gestire una squadra costruita male e non rinforzata nel suo 11 titolare: una situazione che sarebbe difficile anche per un Mister navigato. E non si dica che tutto questo non poteva essere previsto: in tanti avevano lanciato l’allarme con largo anticipo. E ora il campo snocciola cifre impietose.

La società non ha svecchiato la difesa, non ha alzato l’offerta per Lookman, non ha tentato un affondo serio su Konè (l’offerta di 30 milioni era talmente inadeguata che sarebbe stato meglio non farla del tutto). Ed è andata a spendere 50 milioni per due oggetti misteriosi che non vedono mai il campo. Aggiungiamo la cessione di un giocatore utile come Zalewski senza sostituirlo e la frittata è fatta. Errori che pesano come macigni sul lavoro dell’allenatore. (continua dopo la foto)

Il dato è impietoso: sei reti subite nelle ultime due gare di campionato, tre punti e un distacco già pesantissimo. Un avvio che ha rivelato una (prevedibile) fragilità strutturale. Il reparto arretrato è oggi il vero punto debole. L’arrivo di Akanji, con la contemporanea uscita di Pavard, ha cambiato poco. Se ci si vuole rinforzare, non si prende un campione dando via un altro campione. Una strategia che ha lasciato l’Inter scoperta proprio nel reparto più delicato.

Anche la gestione delle uscite ha fatto discutere. Quando il Crystal Palace si è presentato con un assegno da 32 milioni di euro per Bisseck, la società ha deciso di non cedere. Una scelta inspiegabile. con quei soldi si sarebbe potuto acquistare Leoni, o un altro centrale. Oggi la retroguardia nerazzurra concede spazi a chiunque ed è sempre in affanno, come mostrano i numeri di questo inizio stagione.

A centrocampo nulla è cambiato: Sucic è già sparito dopo l’ottimo esordio contro il Torino, Luis Henrique è in rosa ormai da due mesi ma non gioca mai, nemmeno da subentrato, Diouf resta un mistero da tutti i punti di vista. Sono mancati rinforzi per la squadra titolare che potessero dare nuova linfa, lasciando a Chivu praticamente lo stesso blocco della scorsa stagione.

Davanti l’Inter gioca meglio, ha potenziale, ma sono rimaste lacune che tutti conoscono e conoscevano da anni. Il club ha provato a portare Lookman alla Pinetina ma l’affare è sfumato. A quel punto tutti si aspettavano un “piano B”, invece non è stato preso nessuno. E oggi l’attacco nerazzurro paga ancora una volta l’assenza di un giocatore in grado di garantire strappi, gol e imprevedibilità. Se ne parla da anni, senza mai porre rimedio.

Altro capitolo delicato è quello del portiere. Sommer, protagonista nella semifinale di ritorno di Champions contro Yamal, nella sconfitta rocambolesca contro la Juventus è entrato negativamente in due gol su quattro: prima in leggero ritardo sul tiro da 20 metri di Yildiz, poi sorpreso dalla conclusione di Adzic dai 25 metri sulla quale è parso goffo e in ritardo. Era un bel tiro, ma assolutamente parabile. (continua dopo la foto)

Lo svizzero è al suo ultimo anno in nerazzurro e dalla panchina Josep Martinez, acquistato lo scorso anno per 15 milioni, già scalpita. Chivu, fra le tante altre cose, dovrà prendere una decisione rapida e netta sul ruolo di portiere titolare, perché il margine d’errore – soprattutto ora che parte la Champions League – sarà minimo.

Tra tre giorni l’Inter affronterà l’Ajax nella gara d’esordio di Champions League. Chivu ha ribadito che la squadra “non può restare ancorata al passato” e ha chiesto una reazione immediata. La priorità è ritrovare compattezza difensiva, ridare fiducia ai giocatori chiave e blindare la porta. Ma di parole se ne sono sentite tante, sono le soluzioni a latitare.

Il nuovo tecnico interista sembra sospeso a metà di un guado. E la poca esperienza non lo aiuta. Aveva chiesto tre giocatori dal mercato, non è stato accontentato su nessuno. Quando dice di essere “contentissimo” della campagna acquisti Chivu mente, ma soprattutto si mette in difficoltà da solo. E fa arrabbiare i tifosi, che per questo mercato sconcertante stanno criticando la società da tempo.

Inter, Chivu: ora serve coraggio, o sarà il primo a pagare

Il Mister rumeno non ha preso una direzione precisa. Schiera lo stesso 11 dell’anno scorso, è ancorato al 3-5-2, ma chiede un pressing alto che questa difesa non può reggere. Il risultato è una squadra ibrida, che sviluppa belle trame offensive ma dà sempre l’impressione di poter capitolare a ogni azione avversaria. Non solo con una Juve peraltro bruttina, ma anche con l’Udinese.

In tutto questo, il calendario non concede respiro: senza un cambio di passo immediato, la crisi rischia di diventare strutturale proprio alla vigilia della competizione più importante della stagione. Se non arriveranno subito risultati, rischia di innescarsi un processo pericoloso in campo e negli spogliatoi. E Chivu potrebbe pagare lo scarso coraggio mostrato sinora: perché si sa, anche se gli errori li commette la società, a pagare è sempre l’allenatore.

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