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Bologna, un risveglio indimenticabile: la città è in festa, la dedica speciale di Italiano

Il cielo di Roma si è tinto di rossoblù. Il Bologna ha vinto la Coppa Italia, spezzando un digiuno lungo 51 anni. Un tempo in cui si sono consumate generazioni intere di tifosi, rimasti fedeli anche nei momenti peggiori. Ora la coppa brilla tra le mani di Vincenzo Italiano e dei suoi ragazzi, mentre i trentamila arrivati dalla Dotta cantano all’unisono, con gli occhi umidi e il cuore che esplode. Non è solo un trofeo. È una promessa mantenuta.

Alla fine, proprio lui, Vincenzo Italiano, che di finali ne aveva perse tre e che a un certo punto sembrava destinato a essere il tecnico del “quasi”, ha riscritto la sua storia e quella di Bologna. “Prestazione grandiosa, una rivincita meritata”, ha detto ai microfoni, cercando di tenere a freno l’emozione.

“Portare questo trofeo a casa dopo 51 anni è una soddisfazione enorme“, ha aggiunto, ancora con il cuore in tumulto. Pochi minuti prima era in campo, svolazzante tra i suoi, poi immobile, statuario sotto la curva, a braccia aperte per raccogliere l’amore di un popolo che da troppo tempo aspettava questa notte.

La vittoria non è stata figlia del caso o della fortuna. Il Bologna ha giocato con testa, cuore e gamba. “Nel secondo tempo abbiamo risposto alle mosse del Milan”, ha spiegato Italiano con lucidità, e in effetti è stato così: quando la partita ha richiesto freddezza, il Bologna ha alzato il muro dietro ed è stato preciso e pericoloso davanti.

Quando c’era da soffrire, ha stretto i denti. Quando serviva il guizzo, è arrivato. È il segno di una squadra matura, costruita nel tempo e rifinita con sapienza. Un percorso in crescendo, come lo definisce il mister, che oggi è coronato da un trofeo europeo e da una qualificazione in Europa League che permetterà alla città di essere presente in Europa anche il prossimo anno.

E poi c’è stato quel pensiero. Una dedica che ha fatto tremare la voce del Mister: “Mi ha scritto il figlio di Joe Barone questa mattina. Dedico questa Coppa a lui, a loro. Di cuore”. Le parole di Italiano si sono fatte sussurro, intime, vere, come sanno essere solo le emozioni sincere. È stato il momento più toccante della serata, quello in cui la gioia si è mischiata alla memoria, e il calcio ha mostrato il suo volto più umano.

Ora si può. Ora non c’è più bisogno di nascondersi. Questo Bologna può guardare negli occhi chiunque, con una Coppa Italia in più in bacheca e una base solida da cui continuare. I tifosi assiepati in curva ricorderanno questa notte per anni, ma soprattutto questa squadra ha cominciato a scrivere il suo futuro, ammantando di gloria sportiva le Due Torri.

E mentre la marea rossoblù scesa a Roma smette di cantare e le luci dello stadio si spengono, una città intera esplode, tra le strade, nei bar, sui balconi. Il Bologna ha vinto. Ma soprattutto: il Bologna è tornato ai piani alti, e il merito va suddiviso fra la proprietà, il Ds Sartori, Thiago Motta per il lavoro dello scorso anno e Vincenzo Italiano. Oltre ai giocatori, che sono andati oltre a ogni più rosea aspettativa.

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