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Il fenomeno Wilma Rudolph, la donna più veloce della storia

Wilma Rudolph al traguardo

Wilma Rudolph è stata un’atleta statunitense leggendaria. Ha vinto 3 medaglie d’oro olimpiche a Roma 1960. Una strada – la sua – fin da subito in salita a causa di una malattia invalidante. Conosciuta col nome di “gazzella nera” è stata una velocista olimpica, una leggenda sfuggita a un destino terribile: da bambina infatti i dottori le avevano detto che non avrebbe mai più potuto usare la sua gamba sinistra a causa della poliomielite che aveva contratto.

Wilma Rudolph
(Foto di Keystone-France/Gamma-Keystone via Getty Images)

L’infanzia e la malattia

Wilma Rudolph nasce a Clarksville nel Tennessee nel 1940. Viene al mondo in una famiglia che contava già 19 figli. Suo padre lavorava alla stazione come portabagagli, sua madre era una domestica. Wilma deve affrontare fin da subito importanti problemi di salute. Dopo essere sopravvissuta a una doppia polmonite e alla scarlattina, a soli 4 anni le viene diagnosticata la poliomielite, una malattia contagiosa, nota anche come paralisi infantile. In breve tempo perde l’utilizzo della gamba sinistra e i medici sono convinti che non sarebbe più riuscita a riacquistarne l’uso.

La piccola Wilma però non si arrende e migliora gradualmente. A 9 anni riesce a togliere il ferro che la aiutava a camminare e a 11 anni riesce a togliere anche le calzature ortopediche che la impedivano di cadere. “Ho passato la maggior parte del mio tempo a cercare di capire come toglierli. Ma quando vieni da una famiglia numerosa e meravigliosa, c’è sempre un modo per raggiungere i tuoi obiettivi“.

Viene ammessa in poco tempo nella squadra di basket della sua high-school e lì guadagna il soprannome di “Skeeter” (la zanzara) per via della sua velocità che la rendeva imprendibile alle avversarie. Nel frattempo l’allenatore di atletica di Tennessee State la nota e la prende sotto la sua ala protettiva.

I record e le medaglie d’oro

Dopo essere stata notata dall’allenatore di Tennesse State, Wilma incomincia rapidamente la sua carriera nell’atletica. A soli 16 anni riesce a vincere un bronzo olimpico sulla pista di Melbourne nella staffetta 4×100. 180 cm di altezza, una muscolatura invidiabile e una velocità immensa: la Gazzella Nera era pronta a prendersi tutto. Nel 1960, ai Giochi di Roma, quattro anni dopo, scrive la storia: vittoria nei 200 metri, battendo di quattro decimi la tedesca Jutta Eine.

Tre giorni prima aveva stabilito il record mondiale sui 100 metri, ma non fu mai riconosciuto ufficialmente dal Comitato Olimpico a causa dell’eccessiva forza del vento, considerata un fattore discriminante. Alle Olimpiadi a Roma vince tre medaglie d’oro ed entra nella leggenda.

I giornali fecero ampio eco dei successi della giovane atleta americana, enfatizzando non solo le sue imprese sportive, ma anche la sua vittoria personale contro la malattia che, da bambina, aveva rischiato di comprometterle per sempre la mobilità. La stampa italiana aggiunse anche dettagli su una presunta relazione amorosa con il velocista italiano Livio Berruti, che aveva trionfato nei 200 metri della stessa edizione dei Giochi. La Associated Press la dichiarò Atleta dell’Anno nel 1960 e nel 1961, anno in cui stabilì un nuovo record mondiale nei 100 metri, correndo in 11″2.

Proprio all’apice del successo, nel 1962, Wilma Rudolph decide di ritirarsi dalla carriera sportiva e di condurre una vita diversa. Inizia a dedicarsi all’insegnamento e al lavoro di allenatrice. Diventa commentatrice sportiva e nel 1963 si sposa. Nel 1976 viene inserita nella Hall of Fame dell’atletica leggera e l’anno successivo viene pubblicata la sua autobiografia “Wilma Rudolph on Track”.

Wilma Rudolph
(Foto di KEYSTONE-FRANCE/Gamma-Rapho via Getty Images)

Com’è morta Wilma Rudolph?

Wilma Rudolph è scomparsa nel 1994, a soli 54 anni, a causa di un tumore al cervello. Per onorarla, il 14 luglio 2004 gli Stati Uniti hanno emesso un francobollo commemorativo. Il ritratto, realizzato da un artista canadese, si basa su una foto di Wilma Rudolph scattata dopo la sua trionfale conquista di tre ori olimpici a Roma. Jacqueline Joyner-Kersee, leggenda dell’atletica leggera, ha speso queste parole a margine del suo funerale:

Ha costruito le fondamenta per tutte quelle ragazze che vogliono diventare delle grandi atlete, sebbene nessuna di loro potrà mai essere paragonata a Wilma. L’inferno dalla quale si è tolta e le vittorie che ha conquistato sono più grandi di tutto quello che potrò mai realizzare“.

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