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Sta male e cerca un ospedale online, quando arriva la terribile scoperta: muore così

La nota dell’ospedale: “Era già in condizioni disperate”

In una nota ufficiale, la direzione del San Camillo ha confermato l’arrivo del paziente: “L’uomo è giunto autonomamente presso la nostra struttura mentre era in corso una grave crisi cardiorespiratoria”. E ha precisato che il centro è abilitato solo per i codici bianchi e verdi, ossia i casi lievi. Nessun supporto avanzato per infarti, ictus o arresti cardiaci. Nonostante l’intervento del 118 sia stato tempestivo, le condizioni del 56enne erano troppo critiche. La vicenda ha spinto l’Azienda Unità Sanitaria Locale (Ausl) a diffondere una nota di raccomandazione ai cittadini: “Nei casi di emergenza sanitaria, non bisogna recarsi autonomamente in ospedale, ma chiamare immediatamente il 118”. Il motivo è semplice: l’infarto e l’arresto cardiaco sono patologie tempo-dipendenti. Più si interviene in fretta con le attrezzature giuste e i protocolli idonei maggiori sono le probabilità di sopravvivenza e di riduzione delle complicanze.

Un problema di comunicazione (e disinformazione)

Il caso del San Camillo di Comacchio riaccende un problema strutturale: la disinformazione digitale in ambito sanitario. Molti ospedali riconvertiti o declassati non hanno aggiornato correttamente le loro informazioni online. Gli utenti in difficoltà, spinti dall’urgenza, si affidano a Google, che spesso mostra indicazioni obsolete o ingannevoli. È impossibile sapere con certezza se, chiamando il 118 fin da subito, l’uomo si sarebbe salvato. Ma è evidente che il ritardo nel soccorso ha peggiorato la situazione. Quello che resta è l’amarezza per una vita spezzata nel momento in cui avrebbe dovuto essere al riposo, tra sole e mare, e invece si è trasformata nell’ultima, drammatica corsa.

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