
Dopo la scivolata di Halle, attorno a Jannik Sinner si è scatenato un allarme che, diciamolo subito, ha poco senso. Una approfondita analisi di Valerio Minutiello sul Corriere dello Sport cerca di mitigare i timori che avvolgono il nostro numero uno. Timori eccessivi, secondo l’esperto, che vede invece motivi per essere ottimisti.
📊 La Top 10 azzurra della settimana
— FITP (@federtennis) June 23, 2025
📈 Jasmine Paolini si riprende il quarto posto mentre Tyra Grant, con un balzo di 23 posizioni, entra per la prima volta tra le migliori 10 d'Italia
📈 Nel circuito maschile invece Jannik Sinner è sicuro di rimanere numero 1 fino a Wimbledon… pic.twitter.com/94SGhG7Zr5
Innanzitutto, Sinner è umano, non un robot: perdere ogni tanto capita, anche se non succedeva da 66 match contro un giocatore fuori dalla Top 20. Merito di Bublik, mago dell’erba e fresco trionfatore in finale contro Medvedev. Intanto dall’altra parte, Carlos Alcaraz ha esultato al Queen’s, alimentando paragoni, timori e titoli facili. Ma Wimbledon sarà tutta un’altra storia. Ecco i tre motivi per cui Sinner può legittimamente sognare di fare lo sgambetto al suo rivale.
Riposo e testa sgombra, Jannik arriverà carico: la sconfitta con Bublik è servita da campanello d’allarme ma anche da scusa perfetta per ricaricare le pile. Jannik stesso l’ha detto: “Avevo bisogno di staccare“.
Risultato? Niente allarmismi: il riposo lo rimetterà in forma psicologica e fisica. Già in queste ore il campione altoatesino potrebbe calcare i campi di Church Road per prendere confidenza con l’erba più affascinante del circuito. Il tutto senza scorie né fantasmi. (continua dopo la foto)

Sì, sull’erba Sinner non è ancora Federer, ma c’è erba ed erba. Quella di Wimbledon è più lenta rispetto ad Halle, più vicina al gioco di chi ama scambiare e rispondere come lui. In Germania, un servizio non perfetto lo ha tradito; a Londra, invece, la superficie lo aiuterà a rintuzzare le cannonate di Alcaraz.
E attenzione: i numeri dicono che Sinner sull’erba non è affatto un novellino. Ha già vinto 24 match su 36 in carriera, e delle 12 sconfitte, metà risalgono a quando era ancora un progetto di campione. In più, a Wimbledon si gioca su cinque set: un fattore importante per Jannik, che però dovrà migliorare il suo record nelle partite concluse al quinto. Ricordando che il suo primo Slam è arrivato proprio dopo una rimonta su Medvedev da 2 set a zero.
Sinner e Alcaraz, a Wimbledon un precedente benaugurante
La pressione questa volta è tutta su Carlitos: Alcaraz arriva da due successi consecutivi e ha appena aggiunto il Queen’s alla bacheca. Un fenomeno, certo. Ma chi ha più da perdere? Lo spagnolo dovrà difendere 2000 punti in ottica ranking, Sinner invece ha solo da guadagnare. E poi un dato psicologico: nell’unico incrocio sull’erba tra i due, proprio a Wimbledon nel 2022, vinse Jannik in quattro set.
In più, Sinner stavolta non ha più le ombre passate da gestire: l’anno scorso fu un torneo pieno di segreti e notti insonni, culminato con l’uscita ai quarti con Medvedev e le polemiche per la vicenda Clostebol. Oggi Jannik è libero, sereno e affamato di rivincita dopo le due finali perse con Alcaraz a Roma e Parigi.
Insomma, inutile agitarsi: Sinner c’è, la base c’è, e se Wimbledon deve essere un duello, nessuno dica che parte battuto. Anzi, l’Italia sogna un altro colpaccio del suo fuoriclasse.
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