Paola Gassman, attrice, figlia d’arte di Vittorio Gassman e di Nora Ricci, è scomparsa a Roma all’età di 78 anni dopo una lunga malattia il 10 aprile 2024. Il fratello Alessandro Gassman ha condiviso su X un ricordo: “Ciao sorella mia. Sei sempre stata la più saggia di tutti noi”. A parlare oggi è il marito Ugo Pagliai, che torna a parlare della malattia della moglie, raccontando qualcosa di sconcertante.
Leggi anche: È morta Gassman, l’attrice era malata da tempo
Leggi anche: Lutto per Alessandro Gassmann, il doloroso messaggio sui social
Paola Gassman e Ugo Pagliai, una vita insieme
“55 anni, no… forse 56”, corregge frastornato Ugo Pagliai, compagno di vita e di scena di Paola Gassman, scomparsa martedì sera. “Più di mezzo secolo trascorso felicemente, lei ed io, sempre vicini, un vero record. Per me è difficile, in questo momento, parlare a mente lucida… Ci siamo voluti bene in una maniera completa: abbiamo lavorato insieme, abbiamo fatto vacanze al mare, in montagna, in campagna, sempre insieme… E poi abbiamo curato la nostra famiglia, i figli, i nipoti… – un lungo sospiro in silenzio, poi riprende – Ci legava non solo uno sconfinato amore, un forte calore, ma soprattutto una sconfinata stima reciproca. Il nostro lavoro ci ha aiutato: il palcoscenico ti tira fuori delle cose che pensi e che magari è nascosto dentro di te, che non potresti dire apertamente… Se studi bene un personaggio, anche buffonesco, ti insegna a esternare gli aspetti più intimi, segreti..” Con queste parole Ugo ricorda la moglie in un intervista telefonica sul Corriere della Sera. (continua dopo la foto)
Leggi anche: Al Bano e Loredana Lecciso, lui le ha chiesto di sposarlo: la risposta di lei sorprende tutti
Le parole choc del marito dopo la sua morte
Parlando della malattia di Paola, Ugo fa fatica a parlare. “Inizialmente abbiamo fatto dei sondaggi, perché aveva dei sintomi sospetti, che però superava… Paola rifiutava di svolgere altri accertamenti, i medici, le medicine… Credo che avesse ben presente la sorte della madre Nora (Ricci), che è morta di tumore e lei ne aveva sofferto molto. Quando la accompagnavo a trovarla in clinica a Firenze, era un calvario. Paola non intendeva fare lo stesso percorso doloroso, voleva soltanto servire sé stessa, il pubblico e me… non voleva mettersi al servizio della malattia… Ammetto che provo un senso di colpa“. “Avrei dovuto obbligarla a procedere con le analisi, non l’ho fatto per rispettare la sua volontà… quando aveva dei dolori che le causavano sofferenza, potevo fare ben poco, giusto dei massaggi.”
I “medici parlavano di un tumore, forse di un ictus… forse era tutto insieme… non lo so, non rammento. Adesso io voglio ricordare solo la sua gioia di vivere e di servire gli altri in tutti i modi. Era capace di regalare gioia a tutti noi familiari e a sé stessa. Le dissi, ti voglio bene. Lei mi ha risposto solo: Ugo… ma in quell’Ugo c’è tutta la nostra storia insieme“