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“Ora parlo”: Garlasco, il genetista che rivelò il dna di Sempio rompe il silenzio

Perché si riaprono le indagini?

Dopo anni di silenzio, la Procura ha deciso di riaprire il caso e ha incaricato il genetista Carlo Previderè di analizzare i risultati precedenti. “Sta succedendo quello che nel 2017 ci saremmo aspettati. Ovvero che la Procura ci ascoltasse, che non si fidasse e che quindi incaricasse un proprio perito.

Un altro elemento di rilievo riguarda la presenza di un Ignoto 2: oltre al profilo compatibile con Sempio, è stato trovato un altro cromosoma Y non appartenente né a Stasi né a Sempio, così come un altro profilo ignoto sul quarto dito della mano destra di Chiara Poggi. “Nel 2017 noi abbiamo dato un nome e cognome a uno dei due profili ignoti, ovvero quello di Andrea Sempio, ma l’altro resta ancora ignoto.”

E ancora: uno dei dubbi sollevati è la possibilità che il DNA di Sempio sia finito sulle unghie della vittima per contaminazione ambientale, dato che l’indagato frequentava la casa Poggi. Alcuni ipotizzano che possa essere stato trasferito dal computer che usava con il fratello di Chiara, ma Linarello ritiene questa spiegazione poco plausibile: “Quel computer non è mai stato acceso nei tre giorni prima dell’omicidio. Si spegne il 10 agosto 2007 e non venne più utilizzato. Che forse Chiara Poggi la mattina dell’omicidio stava ripulendo e l’abbia toccato? Può essere, così come può essere che quel pc non sia mai stato toccato da lei.

L’esperto sottolinea che il DNA, se lasciato su un oggetto, tende a sparire con il tempo, e che l’unico modo perché fosse ancora presente sulle unghie di Chiara sarebbe che la vittima lo avesse toccato poco prima di morire. (continua dopo la foto)

Un nuovo processo?

L’inchiesta riaperta potrebbe non portare a un nuovo processo, ma per il momento la Procura sta analizzando nuovi elementi, come impronte digitali che potrebbero ora essere attribuite e altri DNA isolati. Inoltre, solo ora è stato ottenuto ufficialmente il DNA di Sempio tramite test salivare, mentre in passato era stato ricavato in modo ufficioso da una tazzina, cosa che Linarello ritiene poco affidabile:

Era un DNA sottratto all’insaputa del soggetto, chi ci dà la certezza che fosse il suo? Non era un prelievo ufficiale: quello doveva farlo la Procura.”

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