Riflettori accesi su un problema condiviso da tante madri
Una delle frasi che più ha fatto discutere è quella secondo cui la madre “rifiutava la piccola”. Espressione forte, ma secondo Raggi anche pericolosamente riduttiva. «Una madre può vivere un’incapacità di connettersi col bambino, percepirlo come estraneo o minaccioso — ma parlare di rifiuto è clinicamente povero e giudicante», afferma. In questi casi, si tratta spesso di collasso del legame, vissuti depressivi, fratture interiori che vanno comprese e non condannate frettolosamente.
Raggi invita a prestare attenzione anche al linguaggio: «Una madre che dice ‘non riesco ad amare mio figlio’ o ‘ho paura di fargli del male’ non sta rifiutando: sta lanciando un grido d’aiuto». E questo grido, troppo spesso, rimane inascoltato. La cronaca di Misterbianco diventa allora una ferita collettiva che interroga la nostra capacità di leggere i segni del dolore psichico, prima che si trasformi in tragedia.
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