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NBA, partiti i play-off fra conferme e sorprese: clamoroso crollo interno dei Lakers

Le notti dei playoff NBA sono capitoli di un lungo romanzo americano. Capita che li leggi in apnea, con la bocca piena di popcorn e il cuore che batte come un tamburo Apache. Capita anche che, mentre li vivi, ti vengano in mente i romanzi: quelli dove i poveracci vincono, gli eroi crollano, e i fuoriclasse dicono “no, stavolta no” e si prendono la scena.

Los Angeles Lakers – Minnesota Timberwolves 95-117

Questa prima giornata della post-season 2025 è già letteratura. Di quella ruvida, emozionante, dove il parquet brucia. E la sorpresa più grande è arrivata dalla città del cinema. C’era Luka Doncic che faceva magie e LeBron James che provava a essere eterno. Ma sono arrivati i Minnesota Timberwolves, come un tornado: Lakers umiliati in casa loro con un pazzesco 117-95. Sì, proprio così. 22 punti di scarto, un’enormità imprevedibile.

Anthony Edwards ha piazzato 22 punti e distribuito 9 assist. Ma i protagonisti veri sono stati due scudieri coraggiosi: Jalen McDaniels (25) e Naz Reid (23). Gente che non trovi nei poster, ma che nei playoff si fanno largo a gomitate. Ai Lakers non bastano i 37 punti di Doncic. LeBron si ferma a 18. Forse è solo l’inizio, o forse è l’inizio della fine. Vedremo se i gialloviola sapranno rialzarsi da questa batosta, perché quelli disastrosi in ogni zona del campo visti con Minnesota non possono essere veri.

New York Knicks – Detroit Pistons 123-112

Perdeva di otto, a nove minuti dalla fine. Sembrava una di quelle serate tristi, da film anni ‘70 con la pioggia sul vetro e il Madison Square Garden muto. Ma poi i Knicks hanno alzato la voce, hanno infilato un parziale di 21-0, e hanno ribaltato i Detroit Pistons come si ribalta un tavolo quando il conto è troppo salato: 123-112 il finale.

Jalen Brunson è stato il protagonista assoluto: 34 punti, 8 assist e un cuore grosso così. Accanto a lui, Karl-Anthony Towns ha fatto una doppia doppia da poeta operaio: 23+11. I Pistons ci hanno provato con Tobias Harris (25) e Cade Cunningham (20 e 12 assist), ma quando New York decide che deve vincere, puoi solo guardarla e applaudire.

Denver Nuggets – Los Angeles Clippers 112-110

Ci sono partite che sembrano scritte da Steinbeck, sporche, sudate, dolorose. Denver contro Clippers è stata così. 112-110 dopo un overtime, con Christian Braun che segna la tripla a un minuto dalla fine e Aaron Gordon che mette i liberi decisivi con le mani che tremano ma il cuore saldo: 25 punti, 8 rimbalzi per lui.

E poi c’è Nikola Jokic, che flirta con la tripla doppia come se fosse una vecchia amante: 29 punti, 12 assist, 9 rimbalzi. Cose che non si spiegano. Si raccontano e basta. Ai Clippers non bastano i 32 di Harden. Giocano, combattono, ma quando la palla pesa davvero, i Nuggets sono più solidi.

Indiana Pacers – Milwaukee Bucks 117-98

Altra storia, altra città. Gli Indiana Pacers mettono sotto i Milwaukee Bucks senza nemmeno fare troppo rumore: 117-98 il finale. Pascal Siakam fa il suo show con 25 punti, Haliburton cuce e ricama con 10 punti e 12 assist, e la difesa tiene a bada anche un mostruoso Giannis Antetokounmpo da 36 punti e 12 rimbalzi.

Boston Celtics – Orlando 103-86

Cleveland Cavaliers – Miami Heats 103-86

Oklahoma City Thunders – Montana Grizzlies 131-80

Houston Rockets – Golden State Warriors 85-95

Anche la seconda notte ha le sue storie da raccontare. I Boston Celtics, campioni in carica, spazzano via Orlando 103-86: 30 punti per Derrick White, e la sensazione che ci sia ancora un titolo nei radar. I Cleveland Cavaliers fanno la voce grossa contro Miami: 121-100 con un Donovan Mitchell da 30 punti, e una difesa da serranda abbassata.

Infine Oklahoma City Thunder distrugge i poveri Grizzlies con un 131-80 che sa di umiliazione pubblica, il quinto scarto maggiore della storia dei play-off. Aaron Wiggins ne segna 21, ma a vincere è soprattutto l’idea: giovani, cattivi, pronti.

L’ultima partita della notte è una preghiera esaudita. Stephen Curry, a 37 anni suonati, ne mette 31, e porta i suoi Golden State Warriors a vincere 95-85 sul campo degli Houston Rockets. Non il Curry più spettacolare, ma quello più letale. Quello che aspetta, colpisce, e se ne va. Come certi pugili invecchiati ma sempre pericolosi, che ti lasciano credere di avere una chance. E poi ti stendono.

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