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Mourinho contro Guardiola, storia infinita: “Solo gli stupidi non cambiano”

José Mourinho non cambia mai. Neppure a 62 anni, né dopo un anno trascorso al Fenerbahce, né di fronte a un calcio che sente sempre meno suo. Lo Special One è tornato a parlare, e lo ha fatto con la solita dose di veleno e franchezza, puntando il dito contro ciò che, a suo dire, ha snaturato il mestiere dell’allenatore: l’ossessione per l’immagine.

Le sue parole colpiscono subito nel cuore della Premier League, il campionato che lo ha consacrato e al tempo stesso logorato: “Nel 2004 siamo arrivati solo io e Benitez, entrambi campioni europei. Ora arrivano tecnici sconosciuti che non hanno vinto nulla. Si preferisce chi sa vendersi, non chi sa vincere”, ha dichiarato senza mezzi termini. (continua dopo la foto)

Secondo Mourinho, oggi un tecnico deve prima saper comunicare e solo poi allenare: “Il calcio si nutre di percezioni, non di risultati. Essere allenatori è diventato più difficile. La preparazione è diversa, il gioco è cambiato, i media hanno un ruolo centrale. Oggi servono buone relazioni pubbliche”.

Nel mirino, ovviamente, anche Pep Guardiola, storico rivale e punto di riferimento per il calcio “ideologico”: “Ci sono allenatori che dicono ‘sono morto con la mia idea’. Ma se muori con la tua idea, sei uno stupido“, ha detto Mou. E a Pep sono certamente fischiate le orecchie.

Lo Special One poi ha aggiunto un po’ di veleno, come sua abitudine: “Bisogna adattarsi ai giocatori che si hanno. Guardiola ha cambiato Joe Hart per Bravo e poi Ederson, pur di restare fedele al proprio stile“. Una critica mascherata da riconoscimento, che non nasconde però l’antico attrito tra due visioni opposte del calcio. (continua dopo la foto)

Parole che fanno rumore, soprattutto se pronunciate da uno che ha sempre gestito con maestria la propria narrazione mediatica, spesso quanto (se non più di) quella sportiva. Ma Mourinho rivendica con forza la sostanza dei suoi risultati: “Oggi il migliore non è più chi vince, ma chi sa costruire meglio la propria immagine“, ha osservato con tono amaro.

E se c’è una cosa che lo Special One non ha perso, è la voglia di lottare: “Voglio vincere anche in Turchia, ho ancora tanto da dare“, ha concluso. Dentro e fuori dal campo, Mourinho resta Mourinho: divisivo, provocatorio, irriducibile.

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