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Mauro Corona, il dramma del fratello morto: l’annuncio è straziante

Mauro Corona, il dramma del fratello morto: l’annuncio è straziante – Nel suo ultimo libro, Le altalene, Mauro Corona, volto storico ormai di “Cartabianca”, racconta, con voce intima e poetica, la storia di un «vecchio di 73 anni». Non solo, lo scrittore amico di Bianca Berlinguer nel volume parla molto di sé. Il padre violento, la morte misteriosa del fratello, la convivenza con l’alcol: sono soltanto alcuni dei temi affrontati. Mauro Corona ha svelato qualche anticipazione nell’intervista concessa al settimanale «Oggi». (continua a leggere dopo le foto)

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Mauro Corona, il dramma del fratello morto: l’annuncio è straziante

“Le altalene” è un libro testamento per Mauro Corona. «Per chiudere in un recinto paure, insicurezze, fragilità, faccio il duro: è una recita dell’arroganza e della maleducazione. Ma non sono così. E visto che spesso mi accompagna il pensiero della morte, in questo libro ho voluto raccontare chi sono davvero: l’ho scritto per non morire frainteso. E da quando l’ho finito, mi sento in pace. Io non sono molto amato, neppure dai miei compaesani», ha spiegato ad “Oggi”. (continua a leggere dopo le foto)

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Mauro Corona, il dramma del fratello morto in Germania

«Sono pacificato con l’idea della morte. Ma resta questo doloroso vivere. Il mio inconscio allucinato non mi permette di sentirmi felice perché c’è sempre questa ombra di violenza, percosse e miseria. Mio papà ci legava al melo, al pero, anche per otto-nove ore. Mia mamma lasciò me e gli altri due figli per sette anni. Ma non sono un uomo disperato», ha dichiarato Mauro Corona. Ha dedicato il libro ai suoi genitori, scrivendo a “quei due”: «Dovevo perdonare i miei genitori prima. Ma non l’ho fatto e anche per questo morirò di sentimenti avvelenati. Io avrei dovuto parlare con loro, mettere non una pietra, ma una montagna su quello che era stata la nostra vita. Invece ho conservato la ferita dei non amati. Me la porterò nella tomba. Noi figli chiedevamo solo carezze, non da mangiare e da vestire. Io andavo con mia nonna a chiedere l’elemosina da Erto a Cellino. Lei mi ha insegnato il coraggio di entrare nelle case, anche se mi vergognavo, e di chiedere se avevano qualcosa da darci. È stata la sottrazione dell’infanzia a pesare sul resto della vita», lo sfogo del volto di “È sempre Cartabianca”. (continua a leggere dopo le foto)

Il racconto choc nel libro “Altalene”

La parte più difficile del libro proprio il rapporto con i genitori: «Il rapporto con i miei genitori. I panni sporchi non si lavano in famiglia, come si dice,ma si appendono all’esterno per fare in modo che la gente capisca, che nessuno scelga certi comportamenti. Scrivo libri dal 1997. Ho faticato tanto, ma sono riuscito a far studiare i miei figli. Ne ho avuti anche tre all’università nello stesso periodo». Ma c’è un altro dolore nella vita di Corona: la morte del fratello Felice, a 17 anni, in Germania. Ancora oggi è un mistero: «Voglio rivolgermi a Chi l’ha visto? per capire come è morto in un giorno di giugno del 1968. Aveva accettato di andare a fare il gelataio in Germania su proposta di Antonio Toscani del Moro. Partì a marzo, fu ritrovato a Paderborn, nella piscina di una villa, con la testa rotta. Là intorno c’erano cocci di bottiglie. Voglio ritrovare chi era con lui e capire che cosa è successo, parlare con il figlio del padrone della gelateria, se è ancora vivo. Non ho nessun desiderio di vendetta. Mio fratello era bello, era andato via per scappare dalla miseria. Tornò in una cassa. Chi gli aveva dato lavoro non venne al funerale. Nessuno ci ha spiegato nulla, neppure la polizia».