
L’Inter riparte dal Mondiale per Club. Nella cartolina dorata di Los Angeles, mentre la città sogna Hollywood, i nerazzurri vogliono girare un film tutto loro. E il regista sarà Cristian Chivu, uno che a Milano non ha mai smesso di sentirsi a casa. Ora che gli è stata affidata la responsabilità della panchina, lui risponde con un messaggio forte: “Ho lo stesso interismo di tredici anni fa“.
🔵 #Marotta: “Siamo tra le squadre più forti al mondo! #Chivu non è un ripiego, nessuna confusione” https://t.co/8MZ7XmMop5
— SOS Fanta (@SOSFanta) June 15, 2025
La prima scena di questo nuovo capitolo è andata in scena sui campi di Ucla, dove Chivu ha raccolto i suoi ragazzi: tutti, finalmente insieme. “Voglio ritmo, massima attenzione, squadra aggressiva“, le prime urla da mister sul campo.
Poi, a Beverly Hills, nell’albergo a cinque stelle dove l’Inter ha piazzato il ritiro, le parole solenni: “Allenare l’Inter l’avevo già fatto nelle giovanili: lì capisci cosa significa responsabilità, ma ora è tutto amplificato. Con me torniamo alle radici: orgoglio, lealtà, amore per questa maglia“. (continua dopo la foto)

Sul disastro con il PSG e l’addio a Inzaghi Chivu è diretto: “Il fallimento non esiste nel calcio. Conta il percorso: prima si esaltava questa squadra per le imprese contro Bayern e Barcellona, ora non serve cercare colpevoli. Questa rosa deve solo continuare a puntare in alto, come ha sempre fatto. Non importa se non abbiamo alzato un trofeo: conta provarci fino in fondo“.
Poi uno sguardo a ciò che lo aspetta: “Questo è un nuovo vecchio progetto. Dobbiamo competere ai massimi livelli, onorare lo stemma che portiamo sul petto. L’obbligo è di tenerci in alto con fiducia e autostima. Ho detto ai ragazzi: non è l’età a fare la differenza, ma la qualità. Mkhitaryan ne è la prova, ma vale anche per i più giovani“.
Il cellulare del Mister vibra da giorni, dentro c’è una chat sacra: “Si chiama Triplete, il nostro gruppo storico: fratelli per sempre. Mi ha fatto piacere rileggere Maicon e Mou, dediche speciali che terrò per me. Ho parlato anche con Inzaghi, ho sempre avuto un bel rapporto: lo avevo chiamato per fargli gli auguri per la nuova avventura. Poi non ci siamo più sentiti sino a questo messaggio”.
Lui stesso ammette che questo ritorno è stato uno scossone inaspettato: “Io volevo restare a Parma, ma quando chiama l’Inter non puoi dire di no. Ho voluto che si chiedesse subito il permesso a Cherubini, per rispetto. E ora eccomi qui, pronto a dare tutto“.
Ad accendere ancora di più i riflettori è Beppe Marotta, che mette in chiaro come sia nata questa nuova Inter: “Dopo quattro anni meravigliosi, con Inzaghi si è arrivati a un divorzio consensuale. Ma Cristian non è un ripiego. In 24 ore abbiamo condiviso tutto con la proprietà. È stato un grande giocatore, ora ha mostrato qualità da allenatore: scudetto con l’Under 19, salvezza a Parma, ora tocca a lui dare continuità a un club che vuole stare in alto“. (continua dopo la foto)

Poi un passaggio sul futuro: “La società guarda anche ai giovani: confermo che l’Under 23 giocherà in Serie C, l’obiettivo è far crescere talenti e creare un vivaio ancora più solido. Non tutte le squadre riescono a giocare tutte le competizioni possibili: noi sì, e vogliamo vincere, non partecipare”.
Cristian Chivu è pronto a togliersi di dosso l’etichetta del timido, con quella voce che adesso rimbomba chiara anche sotto il sole di Los Angeles: “Chiamatemi come volete, Cristian o mister: per me conta solo il viaggio che faremo insieme. E dobbiamo onorare anche il Mondiale per club, un’esperienza nuova che voglio vivere al massimo“.
L’Inter volta pagina, ma si tiene stretto il suo Dna: e per questo, dalle parole di Marotta a quelle di Chivu, un messaggio è già arrivato forte e chiaro: qui nessuno si accontenta. E, soprattutto, nessuno dimentica che essere interisti è un onore e che il nerazzurro è una seconda pelle.
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