x

x

Vai al contenuto

Juventus, Tudor ha conquistato tutti: cosa può succedere adesso

Cinque allenatori in sei anni. Non è la giostra delle figurine, è la panchina della Juventus. Un tempo la più ambita e una delle più solide, ma ora una delle più instabili d’Italia. Dall’addio ad Allegri nel 2019, deciso per aprire una fase più brillante a livello estetico, fino al ritorno dello stesso Allegri nel 2021 per rimettere ordine nel caos che, nel frattempo, era diventato sistemico.

E ora? Ora c’è Igor Tudor, che doveva essere solo un traghettatore e che invece, a poco a poco, si sta guadagnando una posizione più solida del previsto. Il tecnico croato, ex vice di Pirlo nella travagliata stagione 2020-2021, non è stato scelto per restare. La clausola che gli consente di essere confermato in caso di qualificazione alla Champions League era lì più per forma che per convinzione.

Ma oggi le cose sono cambiate. La Juve sembra aver trovato un po’ d’ordine, di ritmo, persino un’idea di calcio riconoscibile, cosa che in bianconero mancava da un bel po’. E se la squadra dovesse chiudere bene la stagione e avere un buon rendimento al prossimo Mondiale per club, allora perché non confermarlo?

Nel frattempo, i giornali si divertono: Conte, Mancini, De Zerbi, Gasperini, Pioli… il totonomi è iniziato. Ma questi allenatori non accettano di restare fermi ad aspettare, né di essere un “ripiego estivo” qualora Tudor dovesse naufragare. E allora la Juventus si trova davanti a un bivio esistenziale, prima ancora che tecnico: continuare a cambiare o costruire qualcosa che duri, partendo da una figura solida, coerente, e già dentro al progetto?

Non sarà un uomo-copertina, ma Tudor ha grinta, idee chiare e un rapporto schietto con i calciatori. Ha ricompattato lo spogliatoio e dato una parvenza di verticalità a una squadra che aveva smarrito il senso della profondità e della pressione alta. E poi, non dimentichiamolo: se l’obiettivo minimo viene centrato, perché ribaltare ancora una volta la baracca?

Il vero nodo, alla fine, è la Juventus stessa. Una società che ha perso l’identità decisionale che l’aveva resa un modello in Europa. Che senso ha aver cambiato filosofia, uomini e idee ogni dodici mesi, per poi finire sempre nello stesso limbo, tra delusione e rimpianto? Forse, il segnale più forte che può dare oggi la Juventus è smettere di cercare altrove e iniziare, finalmente, a credere in qualcosa – o qualcuno – che già ha in casa. Tudor compreso.

Leggi anche:

Argomenti