x

x

Vai al contenuto

Juventus, caos totale: tutti gli errori della società, non era solo colpa di Tudor

Un’altra rivoluzione incompiuta, un altro esonero: Tudor è stato cacciato. La Juventus si trova di nuovo a dover cambiare rotta dopo settimane di incertezza e risultati deludenti. L’illusione di una stagione che sin dall’inizio segnasse un rilancio si è infranta in fretta: tre sconfitte consecutive, otto partite senza vittorie e una squadra incapace di segnare nelle ultime quattro.

Il progetto tecnico di Igor Tudor si è dissolto ancor prima di cominciare, lasciando dietro di sé una sensazione di confusione che affonda le radici in un’estate mal gestita. A Torino, l’idea iniziale era quella di riportare Antonio Conte a casa.

L’operazione sembrava possibile quando sembrava che il tecnico dovesse lasciare il Napoli, ma il dietrofront dell’ex tecnico bianconero ha sparigliato completamente le carte. Alla fine, la Juventus si è gettata su Gasperini, ma dopo il rifiuto del tecnico oggi alla Roma fu “costretta” a confermare Tudor, una scelta più dettata dalla mancanza di alternative che da reale convinzione.

La continuità, in questo caso, si è rivelata un’illusione: il croato ha pagato la mancanza di fiducia e la gestione contraddittoria – anche dal punto di vista del mercato – di una società ancora alla ricerca di una vera identità. (continua dopo la foto)

Appena confermato, Tudor aveva avanzato richieste precise: trattenere Randal Kolo Muani, al centro di una lunga trattativa con il Psg. L’attaccante, invece, è finito al Tottenham, lasciando un vuoto che la società ha tentato di colmare in extremis. Il risultato? Un reparto offensivo pieno di nomi importanti ma senza una base logica, che ha inciso pesantemente sui risultati della squadra.

Negli ultimi giorni di mercato è arrivato Lois Openda, acquisto obbligato e costoso. Il riscatto da 45 milioni è vincolato a dieci presenze: finora il belga ne ha collezionate sette, per un totale di 232 minuti senza gol né assist. Un affare che oggi appare più come un rischio mal calcolato che un vero investimento strategico.

Non è andata meglio con gli altri rinforzi. Joao Mario, arrivato dal Porto per circa 13 milioni, ha giocato poco e quasi sempre da subentrato, mentre il giovane Edon Zhegrova, pagato 18,5 milioni nonostante Tudor avesse evidenziato la fragilità del fisico del giocatore, ha giocato appena 36 minuti complessivi.

Il caso più emblematico resta però quello di Jonathan David: doveva essere il grande colpo dell’attacco, ma è rimasto intrappolato in un dualismo sterile con Dusan Vlahovic. Dopo un gol all’esordio col Parma, il canadese si è spento. Eppure il suo curriculum parla di un giocatore letale in area di rigore sia in Ligue 1, sia soprattutto in Champions. La sua crisi è quasi incredibile per le proporzioni che ha assunto settimana dopo settimana.

Juventus, una crisi che parte da lontano

La rivoluzione societaria ha portato a dirigere il club il Dg Comolli affiancato da Modesto, ma non c’è ancora un direttore sportivo in grado di ricoprire il ruolo di trait d’union con lo spogliatoio e di imbastire un progetto tecnico sensato. La mancanza di una figura di riferimento continua a pesare: le scelte di mercato hanno tagliato fuori l’allenatore, i ruoli si sono sovrapposti, e la squadra in campo riflette il clima l’instabilità.

Con l’esonero di Tudor, la Juventus raggiunge quota sette allenatori in sette stagioni, un record che racconta più di mille statistiche. Ogni estate un progetto, ogni autunno un fallimento.

Ora tocca momentaneamente a Massimo Brambilla, tecnico della Next Gen, provare a tenere la barra dritta in attesa dell’ennesimo cambio di rotta. La sensazione è che il problema non sia più chi siede in panchina, ma chi disegna le rotte di una nave che da troppo tempo naviga senza una bussola.

Leggi anche:

Argomenti