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Inter, le colpe di Beppe Marotta e “l’alibi” di Inzaghi: storia di una stagione difficile

L’Inter vive una stagione caratterizzata da un andamento altalenante tra campionato e coppe europee. Se in Champions League i nerazzurri hanno azzeccato un bel cammino, in Serie A i numeri raccontano un’altra storia: solo sei punti raccolti in sei big match. La sensazione è che la squadra non riesca a tenere alta la concentrazione nelle partite più importanti del campionato, un problema che rischia di compromettere la corsa al titolo.

Secondo quanto riportato da Tuttosport, una delle principali critiche mosse alla dirigenza interista riguarda la campagna acquisti. L’estate scorsa, la priorità della nuova proprietà Oaktree è stata mantenere i migliori giocatori e il Mister, rinnovando i contratti di Lautaro, Barella e Inzaghi con stipendi top. Ma le (poche) risorse a disposizione non sono state investite nel modo migliore.

Josep Martinez, acquistato per 15 milioni di euro come secondo portiere, non ha trovato spazio dietro a Sommer. Buchanan, arrivato con l’idea di giocare da esterno a tutto campo, si è rivelato inadatto al sistema di gioco. Palacios, giovane di prospettiva ma totalmente inesperto, è stato girato in prestito al Monza.

Zielinski e Taremi, presi a parametro zero, non hanno avuto l’impatto sperato: il polacco ha confermato la flessione già vista al Napoli, mentre l’iraniano fatica ad adattarsi alla Serie A. Il vero peccato capitale, però, è stato il mancato acquisto di un attaccante in grado di saltare l’uomo, che era una richiesta esplicita di Inzaghi. Il sogno era Gudmundsson, ma la dirigenza non è riuscita a portarlo a Milano, nonostante l’islandese sia poi finito a Firenze per una cifra non molto alta.

Un dato che fa riflettere riguarda l’età media della squadra. Nella sfida contro la Juventus, i nerazzurri sono scesi in campo con l’età media più alta dal 1994-95: 30 anni e 306 giorni. Al contrario, la Juve ha schierato la formazione più giovane degli ultimi trent’anni nel Derby d’Italia: 25 anni e 8 giorni. Mentre Milan, Atalanta e Napoli hanno ringiovanito e rinforzato le proprie rose, Marotta ha puntato su un gruppo esperto, ma logorato da una stagione lunga e faticosa.

Il Mondiale per Club e l’alta intensità della Champions hanno reso ancora più evidente la stanchezza di molti senatori. L’Inter sembra ormai dipendere esclusivamente dai suoi titolari, senza una vera alternanza con le seconde linee. Frattesi, per esempio, è un giocatore chiave in Nazionale ma un comprimario nell’Inter.

Un altro tema molto discusso è l’immobilità nel mercato di Gennaio: i nerazzurri sembravano già stanchi e in flessione, eppure Marotta, complice la mancanza di risorse, ha deciso di non intervenire per puntellare la rosa con un paio di giocatori funzionali, magari in prestito, che potessero far rifiatare i titolari e offrire qualche opzione in più all’allenatore.

Il Mister, pur stimato e apprezzato dalla piazza, ora non sembra più intoccabile. Dipenderà dai risultati dell’ultima parte di stagione. A Inzaghi si imputano due cose: il crollo che colpisce la squadra a Gennaio e Febbraio, ormai ciclico, e la mancanza di un “Piano B” che consenta di mettere fieno in cascina quando la condizione fisica è meno brillante. Il gioco “dominante” dell’allenatore, infatti, richiede una squadra al massimo. Se l’Inter sta bene, è quasi ingiocabile. Ma se sta male, crolla.

Inter, i difetti e gli alibi di Simone Inzaghi

In Champions League, rispetto all’anno scorso, Inzaghi ha schierato sempre i titolari nelle ultime due partite del girone, guadagnandosi la top-4 europea ma pagando il prezzo in campionato, con prestazioni opache nelle sfide decisive. Il rischio è che la squadra abbia inconsciamente scelto di privilegiare la Champions a scapito della Serie A.

Un altro tema ricorrente è la tendenza dell’Inter a concedere interi spezzoni di partita agli avversari. La squadra ha regalato un tempo al Milan (in Supercoppa e in campionato), alla Juventus e persino una partita intera alla Fiorentina. Le parole di Henrikh Mkhitaryan dopo la sconfitta contro la Juventus hanno evidenziato il problema.

“Forse il fatto di sapere di essere molto forti ci porta a rilassarci troppo. Entriamo in campo pensando di vincere facilmente e alla fine paghiamo”. Un eccesso di sicurezza che ha già fatto perdere punti preziosi. Ma anche parole che hanno acceso un faro sulla capacità dell’allenatore e della società di tenere alta la tensione.

Nonostante le difficoltà, l’Inter resta in corsa per lo scudetto, ma sta lottando contro un Napoli che non ha impegni europei e può concentrare tutte le energie sul campionato. Le prossime settimane saranno decisive per capire se i nerazzurri riusciranno a ritrovare lo smalto e l’intensità necessari per competere su tutti i fronti o se la strategia adottata da Marotta in sede di mercato si rivelerà un errore fatale.

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