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“Guerra” fra Antonio Conte e l’Inter: il perché dello scontro e i retroscena

Non si è placata la tensione dopo il match del Maradona. Non sono servite le ore trascorse dal fischio finale né la torta per i 45 anni di Cristian Chivu ad Appiano. In casa Inter il clima resta pesante: i nerazzurri si sono lasciati Napoli alle spalle con una sensazione di fastidio, alimentata non solo dal rigore – arrivato con una modalità mai vista prima – giudicato un errore anche dall’AIA, ma anche dai veleni esplosi nel dopopartita.

Al centro della bufera c’è Antonio Conte, l’ex tecnico che ha guidato il Napoli alla vittoria in campionato e che, ancora una volta, ha fatto parlare per le polemiche del dopo partita. Dopo le schermaglie in campo con Lautaro Martínez, archiviate come “cose di campo”, la società nerazzurra non ha gradito le dichiarazioni successive del tecnico napoletano.

Conte ha tirato in ballo Chivu, che aveva mantenuto un profilo impeccabile, e ha attaccato Giuseppe Marotta, definendolo “il dirigente che fa l’escalation”. Parole considerate fuori luogo e irrispettose, soprattutto dopo le dichiarazioni equilibrate dello stesso Marotta sul caso rigore: “Serve chiarezza, Rocchi aveva detto basta rigorini”, aveva spiegato il dirigente, senza polemizzare ulteriormente.

Quando gli sono state riferite le parole del Presidente dell’Inter, Conte ha reagito con stizza: “Io non avrei mai permesso a un mio dirigente o presidente di parlare così, sminuisce l’allenatore. Io mi sono sempre difeso da solo”. Un affondo che ha fatto infuriare l’Inter, dove si considera chiuso ogni rapporto con l’ex tecnico, nonostante i meriti sportivi riconosciuti per lo scudetto del 2021.

Conte e l’Inter si erano lasciati male già nel maggio 2021, subito dopo la conquista dello scudetto numero 19. L’allenatore rifiutò il ridimensionamento economico, convinto che il club fosse destinato a implodere nella crisi di Suning, e accettò la separazione consensuale con una buonuscita di 7 milioni di euro netti.

Inter, i motivi della lite con Conte

I fatti, però, gli hanno dato torto: con Inzaghi, i nerazzurri hanno continuato a essere competitivi, centrando due finali europee, raggiungendo la seconda stella e rimanendo una squadra di vertice anche con budget ridotti.

Eppure, la ferita resta aperta. Le parole di Conte dopo Napoli – “L’Inter è la più forte, poteva vincere di più in questi quattro anni” – sono suonate come una provocazione a Viale della Liberazione. Anche perché, ai tempi della sua gestione, fu proprio lui a chiedere pubblicamente l’intervento dei dirigenti nei momenti di crisi. Oggi, a distanza di anni, i ruoli si sono ribaltati e la tensione è tornata alle stelle.

Un’altra pagina della guerra fredda tra Conte e l’Inter è stata scritta. Ma, con lo scudetto ancora in palio, è probabile che i prossimi capitoli siano ancora più velenosi.

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