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Giulia Cecchettin, retroscena choc su Filippo Turetta: le parole della sorella di lei

Il corpo di Giulia Cecchettin è stato ritrovato sabato scorso nei pressi del lago di Barcis grazie al fiuto di Jageer, flat coated retriever di 4 anni, in forza ai cinofili della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia. Un ritrovamento che ha tolto le speranze alla sua famiglia di poterla riabbracciare viva. Nel frattempo il suo ex fidanzato Filippo Turetta è stato fermato in Germania e fra pochi giorni dovrebbe tornare in Italia per essere interrogato. Nel frattempo la sorella di Giulia, Elena, ha raccontato un retroscena sconvolgente su Filippo. (Continua a leggere dopo la foto)

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Giulia Cecchettin, retroscena choc su Filippo Turetta: le parole della sorella di lei

Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, continua a parlare di sua sorella svelando nuovi dettagli che potrebbero essere utili anche ai fini dell’indagine. Parlando del presunto assassino di sua sorella, ovvero Filippo Turetta, ai microfoni di Dritto e rovescio ha spiegato: “Io volevo lanciare un messaggio. In questi giorni si è sentito parlare di Turetta, definito come mostro…ma lui mostro non è, perché mostro è colui che esce fuori dai canoni della nostra società, mentre lui è un uomo schiavo dei canoni della nostra società patriarcale”. Un episodio, che era poi stato “il motivo per cui Giulia aveva rotto con lui (Filippo Turetta ndr) la prima volta” fu quello in cui lui gli dissi: “Dovresti fermarti con gli esami e aiutare me perché non possiamo non laurearci insieme”. Lo ha raccontato a Storie Italiane su Rai 1, sempre la sorella di Giulia raccontando “un episodio allarmante” che aveva fatto preoccupare anche lei.

Sempre come un fiume in piena Elena ha aggiunto: “La cultura dello stupro è quell’insieme di azioni volte a limitare la libertà della donna, come controllare il telefono, essere possessivi o fare catcalling. Non tutti gli uomini mi viene detto, ed è vero, però sono sempre gli uomini che traggono beneficio da questo tipo di società patriarcale. Gli uomini devono essere i primi a richiamare i loro colleghi che controllano i telefoni delle proprie ragazze, che fanno catcalling, devono essere ostili ai comportamenti che possono sembrare banalità ma sono il preludio dei femminicidi. Il femminicidio è un omicidio di potere, è un omicidio di Stato, perché lo Stato non aiuta e non tutela noi donne. Bisogna prevedere allora un’educazione sessuale e affettiva nelle scuole per prevenire queste cose, bisogna finanziare i centri antiviolenza per far sì che siano davvero pronti ad aiutare le donne che ne hanno bisogno. E per Giulia, vi chiedo, non fate un minuto di silenzio, bruciate tutto”. (Continua a leggere dopo la foto)

Il cane che ha trovato la ragazza

È stato trovato grazie al fiuto di Jageer il corpo senza vita di Giulia Cecchettin sabato scorso nei pressi del lago di Barcis a Pordenone. Si tratta di un flat coated retriever di 4 anni, in forza ai cinofili della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia, che è riuscito a far individuare al suo padrone, Andrea Miconi, del nucleo BIOS della Sezione Associazione Nazionale Alpini, il cadavere della studentessa 22enne di Vigonovo, scomparsa da una settimana insieme all’ex fidanzato Filippo Turetta, ora indagato per omicidio. Alle pagine de Il Messaggero, il padrone del cane ha raccontato: “La ragazza si trovava in un luogo in cui nessuno avrebbe potuto vederla. Jagger ha iniziato a muoversi in maniera strana. I nostri cani sono addestrati a ritrovare persone ancora vive o decedute da massimo 24 ore in caso di freddo e 10 ore in caso di caldo. Quando incontrano una persona esamine con il corpo ancora caldo iniziano ad abbaiare, invece in questo caso Jageer ha iniziato a scodinzolare. Il cane è stato fenomenale perché ha trovato un corpo che era lì da diversi giorni e non emanava gli odori per cui lo avevamo addestrato. Il freddo rendeva le cose ancora più difficili. Ma Jageer ha capito che c’era qualcosa di nuovo. È venuto a chiamarmi come per dirmi: ?Vieni a vedere se quello che ho trovato era quello che cercavi’. Quando sono arrivato non ci è rimasto altro che chiamare l’unità di coordinamento dei vigili del fuoco per dare loro la notizia. Non sapevamo ancora di chi era quel cadavere. Grazie Jageer”.