
Milan-Bologna è l’atto conclusivo di una Coppa Italia che ha riservato più di una sorpresa. Come spiega Alessandro Bocci per il Corriere della Sera, da una parte ci sono i rossoneri, armati di talento individuale e abitudine a vincere. Dall’altra i rossoblù, con un’identità collettiva feroce, figli di un’idea di gioco che ha raggiunto i suoi obiettivi.
Milan-Bologna, Finale Coppa Italia 2025: ecco dove vederla in chiaro e in streaming orario e formazioni https://t.co/fQTPzaC3AA
— Movieplayer.it (@movieplayer_it) May 14, 2025
La Coppa, stavolta, mette di fronte due squadre molto diverse fra loro. Il Milan ha i campioni affermati, il Bologna risponde con il gioco. Una formula semplice per spiegare una sfida complessa. Le stelle contro il sistema, il prestigio contro la passione.
Il Diavolo arriva da quattro vittorie consecutive e una ritrovata solidità tattica, grazie al ritorno alla difesa a tre. Ma ha vinto le ultime due in rimonta, schierandosi a quattro: segno di un’identità ancora in bilico, capace di adattarsi, ma non ancora totalmente definita.

Il Bologna, invece, è arrivato in fondo a un’ottima stagione con un po’ di affanno: Italiano ha portato la squadra a disputare un campionato vicino al vertice, ma i rossoblù sono caduti proprio a un passo dal traguardo – e proprio contro il Milan – e ora rischiano di restare fuori dalle coppe europee.
Resta la soddisfazione per una Champions disputata dopo 60 anni di digiuno, e qui i meriti vanno ascritti al suo predecessore Thiago Motta. Ma il nuovo Mister ha saputo tenere alta l’asticella, e ora è arrivata una finale di Coppa Italia che mancava da oltre mezzo secolo. Il Milan non la vince da 22 anni, il Bologna aspetta un trofeo importante da 50.
Le fragilità sono il vero spartiacque della sfida. Il Milan, con il suo arsenale offensivo, è capace di ribaltare ogni risultato in 15 minuti, come accaduto a San Siro venerdì scorso. Ma è anche incline a regalare occasioni agli avversari, un lusso che con Orsolini e Ndoye non si potrà permettere. Va detto, però, che nelle ultime giornate la difesa rossonera ha concesso pochissimo con il nuovo assetto.
La sfida, in ogni caso, si deciderà sulla capacità di proteggere gli spazi e leggere i momenti. Tomori e Pavlovic dovranno gestire le fiammate degli esterni rossoblù, mentre Italiano dovrà disegnare contromisure intelligenti per non lasciare la propria area in balia dei Leao, Pulisic, Gimenez e compagnia. Ogni dettaglio sarà decisivo.
Sarà anche la sfida degli umori. Il Milan vive la finale come salvagente per una stagione deludente, resa ancor più amara dalla cavalcata dell’Inter, ancora in corsa per lo scudetto e in finale di Champions. Niente di paragonabile a una Coppa Italia, ma una vittoria per i rossoneri darebbe almeno un po’ di gioia. Per il Bologna, invece, la finale è un sogno che esalta una città. La porta verso un successo atteso per troppo tempo.

Vincenzo Italiano, che di finali ne ha perse tre – due di Conference, una di Coppa Italia – ha una chance importante per rifarsi, per scrollarsi di dosso la fama dell’eterno secondo. Se alza il trofeo, cambia la percezione, spezza il tabù e si afferma definitivamente come allenatore non solo innovativo, ma anche vincente. Tanto che a Milano qualcuno potrebbe già tenerlo d’occhio per il futuro.
Questa finale vale più di una Coppa. Intanto, è una resa dei conti tra chi crede nel genio e chi si affida al gruppo, tra chi ha una lunga storia alle spalle e chi si sta riscrivendo la propria. In comune, Milan e Bologna hanno la fame e il cuore: 22 punti recuperati in rimonta per i rossoneri, 18 per i felsinei. Nessuno mollerà, nessuno farà un passo indietro.
A vincere sarà chi saprà gestire meglio le tensioni e a essere più equilibrato in campo. E chi avrà il coraggio di inseguire il sogno fino all’ultimo respiro. Perché la Coppa Italia, questa volta, non è solo un premio di consolazione: chi vincerà, parteciperà all’Europa League. Un’occasione che nessuna delle due squadre vuole sprecare.
Leggi anche:
- Inter scatenata sul mercato: Zanetti cena con Nico Paz, e per l’attacco spunta un nome a sorpresa
- Milan, senti Boban: attacco feroce alla dirigenza, “io prendevo i campioni, ma loro…”