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Ferrari, l’enigma SF-25: non è ancora tempo di resa, ma siamo all’ultima chiamata

Ferrari, la nuova monoposto sta diventando un vero e proprio enigma. Per ora un lampo, forse solo quello. La Sprint di Hamilton a Melbourne, sabato 22 marzo, è al momento l’unico bagliore in un inizio stagione che, altrimenti, sarebbe da archiviare come un mezzo disastro per la Ferrari. Ironia della sorte: a brillare è stato Lewis, che ora invece sta faticando persino più di Leclerc a trovare una sintonia con la SF-25.

Parliamoci chiaro: al netto delle prove veloci del sabato, oggi la Ferrari è l’unica tra le Big Four a non essere ancora salita sul podio. Una statistica che pesa come un macigno sul morale del team e sulla lucidità di chi, come Vasseur, è chiamato a trovare soluzioni rapide e precise. L’analisi di Stefano Gatti per Sport Mediaset non fa sconti: per le Rosse i prossimi due Gran Premi possono già essere una sorta di ultima chiamata.

Se i punti sono il termometro della salute, la febbre è alta a Maranello. Il confronto con la scorsa stagione fa male: 35 punti racimolati tra Melbourne, Shanghai e Suzuka da Hamilton e Leclerc, contro i 93 messi in cascina nel 2024 da Leclerc e Carlos Sainz tra Sakhir, Jeddah e Melbourne. E allora sì, i conti non tornano. Neanche a volerli truccare.

Con una Sprint in meno e una doppietta australiana in più l’anno scorso, il 2025 è, finora, a distanze siderali dalle speranze estive. E intanto il tempo stringe: il trittico aperto in Giappone ci porta dritti a Bahrain e Arabia Saudita, dove non ci saranno più alibi.

Il problema è tecnico e mentale. A dirlo è lo stesso Vasseur, che predica cautela: meglio non azzardare aggiornamenti che, in assenza di una piena comprensione della vettura, rischiano di peggiorare la situazione. La SF-25 è un mistero irrisolto: in Giappone ha colto in contropiede sia i piloti che gli ingegneri, e questo – dopo tre gare – è più di un campanello d’allarme.

Non siamo ancora alla resa, certo. Ma siamo a un bivio: serve che qualcuno trovi il bandolo della matassa, e serve adesso. Niente teste fasciate, non ancora almeno, ma cervelli accesi: l’unico modo per uscire dal tunnel è capire, non rattoppare alla cieca.

Il discorso per il titolo Costruttori, tutto sommato, può ancora riaprirsi. È lungo il calendario, ventiquattro GP, e il tempo per rilanciarsi c’è. Ma la questione Piloti è un’altra storia. Il distacco di Leclerc e Hamilton dalla vetta non è solo nei numeri, è nella tendenza negativa, nel ritmo che manca, nel passo che non c’è.

E poi c’è un dettaglio che dettaglio non è: il feeling mancante tra Hamilton e Riccardo Adami, il suo ingegnere di pista. Quel dialogo ancora incerto, fatto di codici diversi, discussioni via radio, sguardi da decifrare, è un nodo che va sciolto. In fretta. Perché se c’è un investimento da proteggere, è quello che ha portato il sette volte campione del mondo a vestire di rosso.

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