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Emanuela Orlandi, finalmente fuori la verità: ecco chi ha rivendicato il rapimento

emanuela orlandi chi ha rivendicato il rapimento

Emanuela Orlandi chi ha rivendicato il rapimento. Dopo circa quarant’anni finalmente spunta fuori la verità. È stato scoperto, infatti, di chi era la voce nel messaggio di rivendicazione del rapimento di Emanuela Orlandi. La persona è stata convocata dai magistrati ed ha ammesso davanti agli inquirenti il proprio ruolo nella vicenda. (Continua…)

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La scomparsa di Emanuela Orlandi

La sparizione di Emanuela Orlandi è uno dei casi irrisolti più importanti nella storia d’Italia. Emanuela aveva appena 15 anni quando scomparve il 22 giugno 1983 a Roma. La ragazza sarebbe dovuta rientrare a casa dopo le lezioni di musica. Essendo la giovane cittadina vaticana, il fatto ha avuto implicazioni e sospetti che hanno chiamato in causa anche lo Stato Vaticano, oltre che lo Stato Italiano, il terrorismo internazionale, i servizi segreti e la Banda della Magliana. La vicenda, inoltre, fu collegata alla quasi contemporanea sparizione di un’altra adolescente romana, Mirella Gregori, scomparsa il 7 maggio 1983. (Continua…)

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Emanuela Orlandi chi ha rivendicato il rapimento: la scoperta

Quando Emanuela Orlandi scomparve fu diffuso un messaggio di rivendicazione con un finto accento anglofono e un testo scritto probabilmente a penna. Per circa quarant’anni quel messaggio ha avuto solo una voce, mentre oggi, grazie alle indagini, ha un volto e addirittura anche un nome. Dopo circa quarant’anni, infatti, è stato scoperto chi registrò il messaggio di rivendicazione della scomparsa di Emanuela Orlandi. (Continua…)

Emanuela Orlandi chi ha rivendicato il rapimento: la verità

Finalmente la voce del messaggio di rivendicazione della scomparsa di Emanuela Orlandi ha anche un volto e un nome. Si tratta di una donna di Roma Nord di 59 anni, che all’epoca dei fatti aveva appena 19 anni. La registrazione fu spedita da Boston, ma l’accento anglofono era falso. La donna in questione è già stata convocata dai magistrati ed ha confermato davanti agli inquirenti il proprio ruolo nella vicenda. La donna avrebbe registrato il messaggio con un finto accento anglofono e avrebbe poi consegnato il nastro a qualcuno, che a suo volta lo avrebbe inviato negli Stati Uniti.