
Leandro Castan dopo il tumore: dalla disperazione a una rinascita
L’intervento chirurgico rappresenta una sfida enorme, rischiosa e dolorosa. Le parole di Leandro Castan sono intrise di emozione: «Sono scoppiato a piangere con mia moglie. Non ero morto». Il ritorno in campo, seppur simbolico, è un trauma: il corpo non risponde come prima, il controllo è svanito, il calcio che amava è diventato un ricordo difficile da accettare. Non mancarono momenti di tensione con compagni e allenatori: “Con Spalletti ho fatto più fatica… Mi ha detto che con lui non avrei più giocato.” Ma anche atti di grande umanità, come l’affetto di Walter Sabatini, che definì il suo impegno come quello di un “secondo padre”.
Dopo una serie di tentativi per tornare competitivo, anche con un’esperienza in Svezia, la realtà è stata inesorabile: Leandro Castan ha dovuto salutare il campo, ma non il calcio. Oggi si dedica allo studio per diventare allenatore, con il sogno di trasmettere la sua esperienza e la sua forza alle nuove generazioni. In Brasile, dove è tornato, si prepara a raccontare ai suoi figli la storia di un bambino di Jaú che ha vinto la sua battaglia più difficile.
Leggi anche:
- Cristiano Ronaldo assente ai funerali di Diogo Jota, parla l’entourage: “Non va a un funerale dal 2005”
- La Roma accelera per Richard Rios: offerta da 26 milioni, il Palmeiras apre
- Osimhen, le trattative continuano: ma ora spunta la clausola “anti Juve”