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Cultura sotto shock, ci lascia un vero visionario: aveva 58 anni

Un museo come luogo di dialogo e inclusione

La sua visione del museo era profondamente repubblicana: non solo custode di opere d’arte, ma spazio di dialogo civile e inclusione. Tra le sue priorità c’era l’apertura verso i giovani, soprattutto nella fascia 18-25 anni, con progetti culturali innovativi che puntavano a superare le barriere tra cittadini e istituzioni.

Sotto la sua guida, il Musée d’Orsay aveva conosciuto un rinnovato dinamismo: erano stati avviati lavori di rinnovamento degli spazi e il museo aveva registrato oltre 3 milioni di visitatori, tornando ai numeri pre-pandemia.

Cultura, sostenibilità e decentralizzazione

Amic era anche tra i più convinti promotori della decentralizzazione culturale, con l’obiettivo di portare capolavori e iniziative artistiche al di fuori delle grandi città, in una diffusione democratica del patrimonio. Visionario e anticipatore, aveva inoltre legato la sua attività al tema della sostenibilità ambientale, sottolineando il ruolo dei musei nel dibattito sul cambiamento climatico.

Il suo improvviso malore ha interrotto piani e progetti che stavano già lasciando un segno profondo. La sua eredità, fatta di apertura, innovazione e impegno sociale, resta però una traccia indelebile nel panorama culturale internazionale.

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